LE FORME DELL’ACQUA
RISORSA E «COLLANTE» SOCIALE RENDIAMOLA DI NUOVO VISIBILE
Il pittore di Giverny, Claude Monet, ha rivelato al mondo una delle opere più forti della storia dell’arte, un simbolo di leggerezza e potenza, facendo fluttuare i colori e le luci in una serie divenuta di culto: Le Ninfee. È riuscito, soprattutto nel suo giardino e sulla tela, a rendere l’acqua «padrona del gioco», in grado di trascendere la luce e l’emozione.
Nelle sue pennellate l’acqua tutt’a un tratto è divenuta sorgente di vita e fonte d’ispirazione. Clemenceau diceva a proposito delle Ninfee «Non è penetrare nel mondo stesso, nel mondo impenetrabile…»
È ricordando lo spettacolo delle Ninfee che noi, artisti, paesaggisti, architetti, dobbiamo coltivare l’acqua, non soltanto copiando la natura, ma, come un poeta, un visionario, un filosofo, rendendo l’acqua stessa terreno fertile per le nostre riflessioni… «La lenta scoperta delle cose e di se stessi, che è il fine ultimo del destino umano»…diceva Geoffroy.
Nel processo creativo che porto avanti da 30 anni, dall’europa all’asia, mi ispiro a questa Natura generosa, nella quale invito all’atto del giardinaggio come ad un atto sacro. L’acqua è onnipresente nella creazione del paesaggio, dalla sorgente al fiume, in pennellate colorate e fruscianti, che si muovono e fluttuano, secondo gli utilizzi delle famiglie o del pubblico, per sfumare i confini tra privato e pubblico, minerali e vegetali, città e terreni agricoli, foreste e habitat.
Il filosofo Michel Serres nella sua opera Abitare proclama: «Quello di cui avevamo maggior bisogno oggi, la flora nella fauna umana, la campagna nella città, era già lì ieri, ci sarà e non lo sapevamo…» Lo stesso vale per l’acqua, che abbiamo sepolto e ricoperto con la paura, il disprezzo, le stupidaggini o le scienze. L’acqua è la sfida della nostra epoca e ancor più l’ambiente di vita sublimato dei nostri hobby e dei nostri habitat.
Tra tutte le questioni ambientali che l’uomo odierno si trova di fronte, quella dell’acqua e dell’esaurimento di questa risorsa è la principale. Ognuno di noi scopre quindi il valore economico e simbolico dell’acqua. Siccità, inondazioni, quantità, qualità: l’acqua è da sempre inseparabile dal nostro quotidiano ma si iscrive in un’attualità sempre più bruciante.
Se da sempre la gestione delle foreste implicava anche quella dell’acqua, di conseguenza l’acqua, fonte di vita, deve essere abbondante e di qualità, in modo che la foresta si rigeneri.
Come la foresta, anche l’acqua deve essere «coltivata», mantenuta, trattenuta, canalizzata… La foresta e i suoi differenti ecosistemi permettono molto spesso la purificazione naturale di quest’acqua. Questi sistemi di depurazione delle acque da parte delle piante sono da riscoprire, soprattutto perché preservano la qualità della vita desiderata dagli abitanti. Tradizionalmente, il guado, la fontana, il pozzo, il lavatoio, il canale, gli stagni sono stati punti di forza dello spazio. Oltre al loro ruolo utilitaristico, questi luoghi d’acqua sono stati spazi privilegiati dei legami sociali. Ora registrati come patrimonio e riqualificati, questi luoghi di memoria (piazza pubblica, strada, canale restaurato) ricordano giudiziosamente ai committenti che vi
era un tempo — abbastanza recente — in cui l’acqua, vissuta come un vincolo, era, a qualsiasi costo, catturata, sepolta, nascosta. In tutta la Francia, in nome dell’ottimizzazione del territorio e dell’ideologia utilitaristica, abbiamo reso l’acqua invisibile nella città e l’abbiamo fatta scomparire dalla campagna, dai canali, dalle sorgenti e dai torrenti, mentre altri paesi europei l’hanno messa in mostra.
Rendere l’acqua nuovamente visibile significa iscriverla di nuovo nel paesaggio, riscoprire, attraverso una sorgente o un canale, il clima e le stagioni, preoccuparsi delle acque pluviali, dei deflussi superficiali, mitigare il rischio di inondazioni…, così come si mitiga il rischio di incendi delle foreste. In secondo luogo, è l’occasione per qualificare uno spazio, mettere in scena il mondo del sensibile, abbozzare una riflessione sull’ecologia. Da dove viene l’acqua? Dove va a finire ?
Acqua dei campi, acqua di città, è una delle battaglie che l’umanità ha affrontato per vivere e sopravvivere. Il cittadino si meraviglia e vuole vedere riapparire l’acqua scomparsa. I committenti devono adattarsi e tenerne conto nelle loro risposte urbanistiche e paesaggistiche. Queste sono alcune delle grandi domande alle quali, in qualità di architetti del paesaggio, dobbiamo rispondere ogni giorno.
L’acqua dei sogni e l’acqua vivente sono compatibili e formano la base del nostro ambiente sociale dove passare dalle ninfee sognate alle ninfee viventi. Proust in Dalla parte di Swann evoca le Ninfe e ci invita ai sogni ...
«Pensavamo di fluttuare alla deriva come dopo il malinconico spargimento di una festa di rose muschiose in ghirlande larghe...»
Come la foresta, anche l’acqua deve essere «coltivata», mantenuta
È una delle battaglie che l’umanità ha affrontato per vivere e sopravvivere