Salvini parla con Di Maio Berlusconi chiude la porta
«Gli ho spiegato che taglieremo i vitalizi» Camere, il leader chiama anche Grasso e Martina
Rebus governo: Salvini chiude al Pd ma parla con Di Maio per le presidenze di Camera e Senato. Sentiti anche Grasso e Martina. Berlusconi attacca il Movimento Cinque Stelle: li caccio. E avverte della necessità di creare un governo che duri per evitare i rischi di un ritorno alle urne.
«Esclusa un’alleanza con il Pd, tutto è possibile». Matteo Salvini racconta lo stato dell’arte ai cronisti della stampa estera a Roma. E bisogna lavorare nelle pieghe del non detto e delle sfumature per capire le reali intenzioni del leader della Lega e le prospettive.
La prima certezza è proprio il no al Pd. Non solo al Pd di Renzi ma anche a quello parzialmente derenzizzato uscito dall’ultimo direttivo. Escluso quello, spiega Salvini, si parlerà di ogni altra ipotesi, ma è il caso di mettersi comodi perché, sostiene, «ci vorrà tempo».
Salvini, intanto, ha iniziato ieri le sue «consultazioni» per le presidenze delle Camere, telefonando a Luigi Di Maio («primo contatto franco e cordiale»), Maurizio Martina e Pietro Grasso. Nel frattempo si possono provare a delineare gli scenari possibili per Palazzo Chigi.
Primo scenario, quello di un governo di scopo, a tempo, con l’obiettivo di riformare la legge elettorale e tornare al voto. Non lo esclude Salvini, e anzi ha già in mente un’idea di legge elettorale: «Non si può che partire da quella attuale, inserendo un premio di maggioranza alla coalizione. Qualunque altra soluzione vorrebbe dire prendere in giro gli elettori e tenerli ostaggio un anno». Ma per fare una legge, ci vuole un governo. Ancora Gentiloni? Salvini non esclude neanche questo: «Vedremo, la decisione spetta al capo dello Stato». Dario Franceschini al pacchetto della legge elettorale aggiunge anche la riforma per il monocameralismo: «Sì, campa cavallo... così ci ritroviamo tra tre anni ancora qui».
Salvini vorrebbe evitare un ritorno prematuro alle urne: «Mai avuto paura di confrontarmi con gli elettori, ma mi auguro che gli italiani non debbano tornare a votare domani mattina, altrimenti poi si stancano di votare».
E come si fa a non tornare, al voto? Con tre ipotesi: governo di unità nazionale (ma è già stato escluso), governo di centrodestra (ma non ci sono i numeri), governo con i 5 Stelle (ma le distanze non sono poche). Salvini, intanto, dà le carte dell’ipotetico governo di centrodestra, guidato da lui stesso: «Lavoriamo per portare al presidente un programma che duri 10 anni». I temi ci sono già: «Cancellare la Fornero, ridurre le tasse, riformare la scuola e non nel senso del Pd, la legittima difesa, l’immigrazione e le direttive europee, vedi Bolkestein». Con chi si fa? «Con i singoli o i gruppi che ci stanno». Difficile, se non impossibile.
E allora eccoci ai 5 Stelle. Non mancano le frecciate e le differenze, ma qualche apertura c’è. Di Maio o Salvini premier? «Non rivendico la premiership a prescindere. Partiamo dai progetti e ragioniamo.
Parole e fatti
«Con M5S differenze di fondo. Però bisogna vedere quando dalle parole si passa ai fatti»
Non ci sono pregiudizi sui ruoli». Ragionare, ma uniti: «Gli accordi di governo li facciamo per la coalizione, non solo per la Lega. Non ci saranno scelte solitarie». Ma il punto è il programma. «Stiamo lavorando per aggiornarlo». Ma le distanze con M5S sono, dice, «culturali di fondo: noi vogliamo lo sviluppo, a loro interessa l’assistenza». Riferimento al reddito di cittadinanza, sul quale però si può discutere: «Partiamo da punti di vista lontani, ma vediamo se troviamo un’idea comune».
Salvini poi spiega di essersi sentito «onorato» per la proposta di fare il presidente di Palazzo Madama, «ma dico no: voi mi vedete presidente del Senato?». Ribadisce la necessità di «ridurre gli sbarchi e aumentare le espulsioni». La vicinanza a Putin: «Siamo storicamente più affini alla Russia che alla Turchia». E mentre si aspetta di sciogliere il nodo, si gode il nuovo ruolo nazionale: «Sapete che sono stato eletto senatore in Calabria? Sabato vado a Rosarno. E sapete qual è il partito più votato nel Lazio nel centrodestra? La Lega».