Corriere della Sera

«Risposta saggia Ma ora Putin andrà a caccia dell’escalation»

- L. Ip.

Èuna crisi che ha fatto precipitar­e i rapporti russo-britannici a livelli mai visti dai tempi della Guerra fredda. E che sicurament­e promette altri sviluppi clamorosi. Ne abbiamo parlato con James Nixey, a capo del programma Russia ed Eurasia di Chatham House, uno dei più prestigios­i think tank britannici.

Come giudica la reazione diplomatic­a di Londra all’attacco chimico russo? Servirà a qualcosa o farà solo venire il solletico a Vladimir Putin?

«Quella di Theresa May, è stata sicurament­e una risposta calibrata, che ha evitato una reazione eccessiva. Ma è una risposta che è già adesso in grado di “mordere”. E la premier in questo modo ha tenuto di riserva altri strumenti che potranno essere usati di fronte a una escalation russa. Ci sono ancora altre cose che si possono fare, magari andando a toccare gli interessi economici dei russi».

Si aspetta dunque una reazione analoga da parte di Mosca?

«Certamente. E la loro sarà una risposta tutt’altro che proporzion­ata. Il Cremlino deve mostrare al mondo, ma soprattutt­o all’opinione pubblica interna, che è in grado di mettere paura a quella piccola isola in mezzo all’atlantico che è per loro la Gran Bretagna. A Mosca non importa di lanciarsi in una escalation, anzi sono maestri in questo».

Lei dice che la May ha tenuto altre misure nel cassetto, da adoperare nelle fasi successive della crisi. Quali potrebbero essere?

«Innanzitut­to potrebbe agire nei confronti degli strumenti di propaganda e dei media russi. Potrebbe far chiudere gli account su Internet: e già sappiamo che il governo sta premendo sull’autorità delle telecomuni­cazioni perché adotti provvedime­nti contro Russia Today, la tv del Cremlino».

E che ne sarà degli oligarchi russi presenti in forze qui a Londra?

«Ce ne sono tanti, ricchi e influenti. La May ha già lanciato un colpo di avvertimen­to nei loro confronti. Non andranno a cacciarli via dalle loro case a Kensington e Chelsea, ma sicurament­e cominceran­no a sentire la pressione».

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Il Cremlino deve mostrare al mondo e all’opinione pubblica interna che è in grado di mettere paura alla Gran Bretagna A Mosca non temono l’escalation, anzi sono maestri in questo

Si è parlato anche di una reazione «coperta» di Londra, magari sotto forma di un attacco cibernetic­o ai computer del Cremlino.

«Di questo non sono molto sicuro, non sarebbe nel carattere nazionale britannico, nel nostro modus operandi. Ma certamente ci sono cose che avvengono sotto i radar: c’è un livello pubblico e uno segreto, dove opera l’intelligen­ce».

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La premier otterrà certamente il supporto di francesi e tedeschi ma il problema in questo momento è l’italia, soprattutt­o dopo il risultato elettorale E potrebbe non bastare vedere le prove

La Gran Bretagna sta cercando di raccoglier­e anche il sostegno degli alleati europei.

«E otterrà sicurament­e il supporto di francesi e tedeschi. Ma il problema in questo momento è l’italia, specialmen­te dopo il risultato elettorale. Roma si troverà in una posizione difficile: gli inglesi presentera­nno le prove di ciò che i russi hanno fatto e questo andrà contro quelle che sono, diciamo così, le inclinazio­ni italiane».

Si proverà a inasprire le sanzioni contro Mosca?

«No, credo che alla fine la risposta europea sarà soprattutt­o verbale, il sostegno alle sanzioni si sta già indebolend­o, al massimo resteranno come sono adesso».

C’è una possibilit­à di riparare le relazioni con la Russia?

«Non nel futuro immediato. Niente è eterno, ma non vedo come sia possibile fare la pace con Putin. Dobbiamo guardare oltre, al lungo termine. Allora forse sì».

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