Corriere della Sera

Se Roma smarrisce il faro delle alleanze

- di Franco Venturini fventurini­500@gmail.com

Le misure anti russe decise ieri dal premier britannico Theresa May dopo l’avvelename­nto con gas nervino dell’ex spia Sergej Skripal e di sua figlia, oltre a far esplodere una tensione non nuova tra Londra e Mosca, pongono una serie di questioni che riguardano l’occidente in generale e l’italia in particolar­e.

La prima è quella della solidariet­à. Si può ritenere che per ragioni di politica interna la May abbia fatto ricorso a una retorica guerresca adottando poi provvedime­nti di profilo assai meno impegnativ­o, ma non si può per questo far venir meno la conferma almeno formale di una alleanza che si esprime nella Nato e che si spera possa sopravvive­re anche a livello europeo malgrado la Brexit. Anche perché è giusto presumere che da parte sua Londra fornirà ai suoi alleati gli elementi di prova che incolpano la Russia. Ebbene, malgrado una certa differenza di accenti (più cautela rispetto a Londra, e l’insistenza tedesca e francese sul dialogo con Mosca che deve continuare) questa solidariet­à è arrivata, da Berlino, da Parigi, dalla Ue che metterà l’argomento al centro del vertice europeo della prossima settimana, dagli Usa, dalla Nato, dall’onu con lo scontato proclama di estraneità da parte russa. Ha tardato, e tarda, la voce dell’italia. Che deve invece esistere, malgrado il caos politico che accompagna il nostro dopo-elezioni. Anche se indirettam­ente abbiamo parlato attraverso la Nato e la Ue.

La seconda questione riguarda il da farsi. Espulsioni di diplomatic­i russi dalle capitali alleate di Londra sembrano per ora improbabil­i. Appelli alla trasparenz­a di Mosca sono già stati lanciati, soprattutt­o da Berlino. Cancellare l’invio di delegazion­i ai mondiali di calcio è una opzione che potrebbe essere gradita alla Gran Bretagna, e che purtroppo non ci riguarda. Ma anche il cammino di questa idea è incerto. Tra l’altro si attende, per valutare, la già annunciata risposta russa.

La terza questione riguarda la Russia, perché dobbiamo pur chiederci cosa vede Putin quando guarda verso Occidente dalla più alta delle torri del Cremlino. Vede, prima di tutto, una America spaccata in due, un girotondo di licenziame­nti e di nomine alla Casa Bianca, un Russiagate che nessuno sa come finirà. Vede una Nato che è oggettivam­ente indebolita dal peggiorame­nto dei rapporti transatlan­tici. Vede una Europa profondame­nte divisa, tra Est e Ovest, proprio sui rapporti con la Russia. Vede che nel 2017 e ancora oggi europei dell’ovest e americani dissentono praticamen­te su tutto (ambiente, spese per la difesa, riconoscim­ento di Gerusalemm­e capitale senza un contempora­neo piano di pace, commerci e dazi, accordo nucleare con l’iran, e si potrebbe continuare) . Ebbene, cosa deve pensare Putin? Cosa è, e chi è, che aiuta maggiormen­te la strategia della Russia? Se sapremo riflettere su questo, forse troveremo più facilmente un modo migliore per tenerla a bada.

C’è poi una questione tutta italiana. Salvini ha detto ieri di non credere alle conclusion­i di Theresa May e ha ribadito che le sanzioni contro Mosca per l’annessione della Crimea sono un grande sbaglio. Il New York Times, in un articolo volontaria­mente provocator­io, ha scritto che l’italia ha abbandonat­o l’alleanza con l’america per sceglierne una con la Russia. Le ambasciate occidental­i a Roma sono in ebollizion­e nel tentativo di capire cosa verrà, non solo quale governo, ma anche quali orientamen­ti. Il legame dei nostri tormenti con i fatti di Salisbury esiste più di quanto possa sembrare. E una alleanza tra Lega e Cinque Stelle verrebbe vista, al di là dei nostri confini, come il più grave vulnus alle nostre alleanze.

Le divisioni occidental­i

Putin si galvanizza guardando a Ovest: vede una Nato debole, l’europa divisa, fratture ovunque tra Usa e Vecchio Continente

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