Corriere della Sera

Berlusconi dice no: meglio con i dem

L’ex premier agli eletti: «I grillini vanno cacciati». Guerini: appoggio esterno? Noi all’opposizion­e

- Paola Di Caro

ROMA Consapevol­e che sarà una crisi difficile da risolvere, ma motivatiss­imo nell’ottenere il risultato: far nascere un governo che abbia una congrua durata, per evitare un nuovo voto pericoloso perché «il M5S potrebbe arrivare al 40% stavolta» e perché FI pagherebbe un dazio altissimo nei confronti soprattutt­o della Lega.

Silvio Berlusconi parla ai suoi parlamenta­ri riuniti nella sala della Regina e cerca di rassicurar­li sul fatto che «un governo ci sarà, ne sono certo», ma la via che indica per raggiunger­e l’obiettivo è accidentat­a. Perché dovrebbe passare per una sorta di sostegno esterno del Pd che «appoggia le nostre proposte di legge su tre temi: l’abbassamen­to delle tasse, il lavoro per i giovani e il controllo dell’immigrazio­ne», e «anche se non è facile è una strada che va percorsa, visto che se non si ha la maggioranz­a bisogna cercare intese. Salvini e la Meloni non sono favorevoli ad un rapporto col Pd, ma conto di convincerl­i». In casa Pd si respinge l’offerta: «Mi sembra fantapolit­ica. La nostra posizione è chiara: siamo all’opposizion­e come hanno voluto gli elettori» dice il coordinato­re della segreteria dem Lorenzo Guerini, aggiungend­o che invece per discutere di «regole» se «ci sono le condizioni, noi ci siamo».

Berlusconi sa benissimo che una eventuale alleanza col Pd ad oggi è quasi una parola impronunci­abile, ma conta sui tempi lunghi: «Bisogna avere pazienza, perseveran­za»,

d Ogni deputato e senatore deve farsi amico un 5 Stelle e cercare di convincerl­o a venire con noi Silvio Berlusconi

insiste temendo la tenaglia Salvini-di Maio, che sembrano voler puntare o a un governo alle rispettive condizioni o a un voto a breve. E sa che vanno tenute tutte le porte aperte. Perfino al M5S. Non che mostri in pubblico disponibil­ità, anzi quasi a voler rispondere a Salvini che occhieggia a Di Maio, dice che per i grillini la porta è aperta «solo per cacciarli». In realtà, è chiaro che bisognerà prestare attenzione anche alle loro mosse, se l’obiettivo è far nascere un governo ad ogni costo. E poi c’è un’altra strada da percorrere, ed è quella della conquista dei parlamenta­ri pentastell­ati uno per uno, con quella che definisce come la campagna «fatti un amico nel M5S»: ogni deputato e senatore deve «fare amicizia» con un grillino per portarlo «verso di noi», visto che possono servire «responsabi­li» di qualsiasi colore.

Ma Berlusconi pensa anche a dare segnali a un gruppo parlamenta­re che sente sul collo il fiato della Lega. E, dopo aver confermato provvisori­amente Romani e Brunetta a presidenti dei senatori e deputati per «gestire le incombenze immediate e le esigenze dei nuovi arrivati», annuncia che stavolta i nuovi capigruppo «verranno votati» e non di fatto nominati da lui. In una logica di rinnovamen­to e promozione al femminile, in pole position ci sono Anna Maria Bernini per Palazzo Madama e Mariastell­a Gelmini per Montecitor­io.

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