Reporter ucciso in Slovacchia Il premier Fico offre le dimissioni
«Ma la mia maggioranza deve restare». Torna la pista della criminalità locale
Il reporter ● Ieri il primo ministro slovacco Robert Fico ha offerto le sue dimissioni. Venerdì 40 mila persone sono scese in piazza per protestare
Il prezzo è stato tragico, ma Jan Kuciak sembra avercela fatta.
Il giovane giornalista investigativo slovacco ucciso assieme alla fidanzata, tra il 23 e il 25 febbraio, aveva messo sotto la lente delle sue inchieste la corruzione del governo di Bratislava. Affari tra politici e immobiliaristi, aiuti sospetti per recuperare milioni di tasse e impossessarsi di fondi europei, addirittura legami tra i consiglieri del primo ministro e la ‘ndrangheta. Ieri il premier Robert Fico si è detto disposto a lasciare la sua poltrona a patto, però, che sopravviva la maggioranza che lo sostiene. «Altrimenti — ha sostenuto Fico — un voto anticipato porterebbe la Slovacchia nel caos».
Era apparso chiaro a tutti che l’unico movente possibile per l’omicidio dei due giovani fosse legato al lavoro di Jan. Il giornalista voleva ripulire i suo Paese ed è stato fermato. Ma la morte dei ragazzi, sepolti con gli abiti che avrebbero indossato in maggio, al loro matrimonio, ha trascinato in piazza l’intero Paese. Davanti ai cortei, alle interpellanze e alle marce di protesta in tutte le città, il governo per due settimane si è arroccato nel palazzo. Ora però crepe e scricchiolii sembrano annunciare il crollo. Lunedì si era dimesso il ministro dell’interno, ieri le ambigue dichiarazioni del premier Robert Fico.
Kuciac è stato ucciso nella sua cucina assieme alla fidanzata dopo aver offerto un caffè al loro assassino. Alla scoperta della loro morte, nella redazione del suo portale d’informazioni aktuality.sk, è stata trovata la bozza dell’ultimo articolo al quale Jan stava lavorando. Nel testo si nominano alcuni italiani residenti in Slovacchia, li si collega ad esponenti del governo e alla L’addio Il premier Robert Fico alla conferenza stampa in cui ha annunciato le dimissioni (Afp) ‘ndrangheta. Così sette italiani sono stati arrestati da ninja-poliziotti con le telecamere sul casco. Sembrava tutto risolto, ma due giorni dopo i sette sono stati rilasciati. Nessuna prova era stata raccolta contro di loro.
L’atteggiamento del governo è parso insultante per la memoria di Jan e Martina. La pista è tornata ad essere quella della criminalità economica locale. Kuciak era stato minacciato da un imprenditore, Marian Kocner, che abitava nello stesso complesso di lusso del premier e del ministro dell’interno, politici che non hanno mai perso l’occasione di tacciare i reporter come «prostitute», «topi di fogna» e altre gentilezze simili. «L’inchiesta sulla mia denuncia — scrisse Kuciak su Facebook — non è neanche stata assegnata».
La mossa di Fico potrebbe sbloccare l’impasse, ma il presidente Andrej Kiska deve ancora decidere se accettare queste dimissioni a metà. Fico vuole evitare le urne che, secondo i sondaggi, sarebbero un disastro per il suo partito. L’europa chiede chiarezza e offre con insistenza la collaborazione per un’indagine indipendente. Per domani è annunciata un’altra mobilitazione: decine di migliaia sono pronti a marciare per Jan e Martina come fecero nel 1989. Allora arrivò la Rivoluzione di velluto, domani magari una Slovacchia più europea.
In casa
Kuciak fu minacciato da un imprenditore che abitava nel complesso del primo ministro