Il riposo dai social che serve ai giovani
Pare che la fatica da social media inizi a farsi sentire seriamente. E che, dopo qualche anno di pressione da performance online, molti giovani cerchino un sollievo e sospendano la loro attività sui network. Hill Holliday, una società di comunicazione pubblicitaria di Boston, ha condotto l’anno scorso un sondaggio tra giovani americani di età compresa tra 18 e 24 anni. Ha scoperto che il 34% di loro si è deregistrato da un social network. E circa due terzi di loro hanno sospeso per un certo periodo la frequentazione di queste piattaforme «sociali», per riposarsi e poi riprendere. Le percentuali sono obiettivamente molto alte e andranno verificate in futuro: sembra però certo che gli utilizzatori dei network — almeno quelli giovani che Hill Holliday chiama Generazione Z, Social Generation — stiano prendendo le misure e calibrando maggiormente la relazione tra virtuale e reale. Il 41% di coloro che considerano l’ipotesi di abbandonare una piattaforma dice di farlo perché fa perdere troppo tempo. Il 35% sostiene che sui social network c’è troppa negatività, messaggi pesanti che disturbano. Il 31% dice che li potrebbe abbandonare perché tanto li usa di rado. Il 26% non è interessato ai contenuti che vi trova. Il 22% vuole una maggiore privacy. Il 18% sostiene che l’ansia da performance produce una pressione troppo alta. Un altro 18% ritiene che i social media siano troppo commerciali. E il 17% dice che gli creano una cattiva opinione di se stesso. La marcia trionfale dei social network, dunque, va forse rallentando, almeno in una certa misura. La società di ricerca emarketer ha calcolato che gli adulti americani passano più tempo ad ascoltare la radio che sulle piattaforme sociali online: in media (dato 2017) un’ora e 26
minuti sulla radio non digitale, 40 minuti sui social media mobili, 11 minuti su quelli al computer. E prevede che il tempo medio di un americano trascorso sui social network quest’anno aumenterà di un modesto 3,5%. «Persino nell’era di Netflix e Youtube — scrive emarketer — la media quotidiana di tempo passato da un adulto con la tv non digitale è di due ore maggiore di quella trascorsa con video digitali». Non è un ritorno all’analogico. E nemmeno un backlash nei confronti del web. È che ci si adatta al nuovo mondo.