Studio Mediobanca «Rete tlc, chi vince e chi può perdere con la separazione»
La cessione della rete porterebbe a Tim un beneficio immediato in termini di incasso, liquidità che potrebbe essere utilizzata per fare investimenti o ridurre il debito, ma non è detto che sul medio-lungo periodo l’operazione possa rivelarsi un’autentica valorizzazione. Lo riporta il focus annuale sulle telecomunicazioni realizzato dall’area studi Mediobanca, operando un confronto con Openreach, la divisione di British telecom che verrà societarizzata. Partendo anche da stime di Mediobanca securities, il rapporto «simula» i principali conti di Netco (dove verrebbe collocata la rete Telecom Italia) prendendo come riferimento quelli appunto di Openreach: la newco italiana presenterebbe 3,5 miliardi di fatturato e un margine operativo lordo sui ricavi pari al 51,5% quindi a 1,8 miliardi, con 20 mila dipendenti. In presenza di una simile redditività (che per Bt è il valore più elevato fra le business unit) è legittimo chiedersi se la vendita, non la «semplice» separazione con la creazione di una società controllata al 100%, possa in realtà essere considerata un affare.
Nello studio vengono poi indicati i principali gruppi mondiali con confronti fra gli operatori europei e fra quelli italiani. Nel nostro Paese, il quarto in Europa per ricavi (31,9 miliardi) dietro a Germania (56,7), Gran Bretagna (41,5) e Francia (35,7), il primo gruppo è Telecom Italia con 18,7 miliardi di ricavi nel 2016, in calo rispetto all’anno precedente del 3,7% ma in crescita del 5,3% nei primi nove mesi del 2017. Il primo operatore nel mobile è invece Wind Tre Italia con una quota di mercato nel giugno 2017 pari al 32,1% seguita da Telecom Italia (30,3%) e Vodafone (30,2%).
Se si estende l’orizzonte all’europa, Tim è settima per ricavi, prima per redditività industriale con il margine operativo netto sul fatturato pari al 20,1%. Il gruppo italiano è poi secondo per risultato netto su fatturato con il 9,7% dietro a Swisscom (13,8%) e presenta il miglior indicatore in Europa per gli investimenti (materiali più immateriali, cioè le frequenze) pari al 26,1% sui ricavi, seguita da Deutsche telekom (22,3%). Per quanto riguarda invece il profilo patrimoniale, Vodafone è la più solida con debiti finanziari sul patrimonio netto pari al 63,2%, mentre per Telecom l’incidenza è più elevata (138,2%) ma è comunque migliore rispetto a Deutsche telekom (166,4%) e alla spagnola Telefonica (212,7%).
Infine, allargando ancora la geografia del rapporto, numero uno al mondo è l’americana At&t con fatturato pari a 155,3 miliardi ma, viene indicato, i grandi gruppi cinesi hanno intrapreso la rincorsa e nel 2015-2016 hanno realizzato gli investimenti maggiori in rapporto al giro d’affari, superando in media il 30%. È la redditività industriale di Telecom Italia (margine operativo netto sul fatturato). Il gruppo per questo ratio è al primo posto in Europa con la norvegese Telenor