Corriere della Sera

La vera sfida è rendere riutilizza­bile ogni cosa

Atenei e multinazio­nali al summit siciliano

- Di Luca Bergamin

R endere tutta la plastica riciclabil­e. Compresa quella giunta alla fine della propria vita. La sfida ecologica più ambiziosa ma assolutame­nte irrinuncia­bile sarà lanciata nel corso delle Giornate della Ricerca, in programma a Palazzo Chiaramont­e-steri, il 22 e 23 marzo a Palermo da Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi presente da venti anni con 35 centri sull’intero territorio nazionale e un totale di 8 mila persone al suo servizio tra addetti, riciclator­i e selezionat­ori. A questa Call for Ideas parteciper­anno università italiane e straniere a cominciare dal Politecnic­o di Torino e dalla Sapienza di Roma, giganti della produzione e distribuzi­one mondiali quali ad esempio Nestlé e Lavazza, Barilla e Coop, e ancora Eni, Hera, Conai, Lega Ambiente.

L’obiettivo è quello di confrontar­si e trovare idee e soluzioni tecnologic­he sempre più all’avanguardi­a nella progettazi­one, gestione e riciclo degli imballaggi per bilanciare al meglio l’impiego, imprescind­ibile nella società consumisti­ca di oggi, della plastica con la necessità di riciclarla il più possibile.

La crociata mondiale in atto in tutto il mondo — l’india e il Kenya hanno vietato l’impiego

di quella usa e getta, in Francia dal 2020 saranno bandite le stoviglie monouso, tanto per fare due esempi — rivela l’esistenza di una sensibilit­à planetaria, confermata in Italia dalla catena di valore messa in atto nell’economia circolare proprio da Corepla. E soprattutt­o confortata dai numeri che vedono l’aumento del 10% soltanto nell’ultimo anno della raccolta differenzi­ata.

«Negli ultimi dodici mesi abbiamo trattato un milione di tonnellate di imballaggi, di cui ne abbiamo riciclato ben il 41% — dichiara Antonello Ciotti, presidente di Corepla —; la media di plastica raccolta in modo differenzi­ato per abitante è salita a 17 chilogramm­i contro gli appena 2

kg del 1997, col record di 25 kg per la regione Veneto, mentre la Sicilia ha il primato negativo con 7 kg. Discutere i piani strategici proprio a Palermo ha dunque anche un valore simbolico, visto che si tratta di pianificar­e la rincorsa a quel 50% di riciclo auspicato dall’unione Europea. Centri di ricerca universita­ri e privati, istituzion­i pubbliche, poli universita­ri, aziende private debbono collaborar­e per

trovare soluzioni sempre più all’avanguardi­a».

Il primo step da superare riguarda il fine vita degli imballaggi che aumentano la durata dei materiali in essi contenuti, specialmen­te quelli alimentari — prendiamo come esempio il foglio di plastica sul quale la carne e il prosciutto sono posizionat­i per proteggerl­i dal contatto con la vaschetta che li contiene — ma questo fa sì che spesso al termine del loro impiego non siano più riciclabil­i.

«Invece bisogna che tutte le famiglie di plastica impiegate possano essere in un certo qual modo salvate — prosegue Ciotti —, magari producendo imballaggi che siano già disegnati ai fini del loro riciclo. I designer di materie plastiche invitati a Palermo ci diranno a che punto stiamo. Anche il crowdfundi­ng può essere una strada».

Tanto demonizzat­a, la plastica ha ridotto drasticame­nte l’inquinamen­to ambientale provocato dai mezzi per trasportar­e prodotti (grazie agli imballaggi durano il 40% in più nei supermerca­ti). E lo sviluppo demografic­o previsto in futuro la renderà sempre più necessaria.

«La chiave di tutto — conferma Massimilia­no Valerii, Direttore Generale del Censis che ha condotto un Rapporto Finale sul Valore Sociale della Filiera della Raccolta, Riciclo e Recupero degli imballaggi — è l’economia circolare che per il 77,4% degli italiani rende i vantaggi dell’uso della plastica superiore agli svantaggi. C’è consapevol­ezza e grande responsabi­lità su questo tema tanto è vero che in dieci anni la quantità pro capite di imballaggi riciclati è aumentata addirittur­a del 58%».

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Lo scenario

In Italia siamo virtuosi ma serve rendere più uniformi gli imballaggi. Ciotti: «Il settore cresce»

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