Corriere della Sera

Dal tondino alla differenzi­ata L’arte dell’economia circolare

Il caso dell’azienda Montello: oggi trasforman­o i rifiuti della Lombardia

- Di Marcello Parilli

Nel Dna dei bergamasch­i sono iscritti i codici della gente di montagna, tenace, resistente, pratica, ma anche abituata a cambiare idea e prendere in fretta una decisione in base al mutare del meteo, un po’ come chi va per mare. È quello che è successo a metà degli anni 90 alla Montello, azienda siderurgic­a dal solido fatturato (all’attivo 800 mila tonnellate all’anno di tondini per cemento armato), a 15 Km a est di Bergamo.

«Il Pirellone di Milano è stato costruito coi nostri tondini, così come buona parte degli aeroporti di Francofort­e e Monaco di Baviera — racconta il fondatore e presidente Roberto Sancinelli — ma io avevo capito che Cina e Turchia, che avevano bisogno di prodursi in casa acciaio e cemento per le proprie infrastrut­ture, ci avrebbero messi in ginocchio nel giro di poco». Nello stesso periodo vicino a Milano chiuse la discarica di Cerro Maggiore e il sistema di raccolta dei rifiuti lombardo andò in crisi. «Mi chiamò Formigoni, che era presidente della Regione ma anche commissari­o per i rifiuti, L’organico

● Oltre alla plastica, la Montello tratta anche 600 mila tonnellate di rifiuti organici all’anno che, attraverso complesse lavorazion­i, consentono di ricavare ingenti quantità di energia elettrica e termica, biometano, anidride carbonica per uso alimentare e fertilizza­nte organico. Con un risparmio di 180 mila tonnellate di anidride carbonica all’anno e mi chiese se potevamo ospitare temporanea­mente nei nostri piazzali i sacchi destinati a essere smaltiti in Svizzera. Accettai». La cosa durò un anno, e a Sancinelli, che ogni giorno vedeva uscire dalla Montello un treno pieno di spazzatura, si accese la lampadina. «Buttar via tutto quel ben di Dio mi sembrò una follia e capii che quella del riciclo poteva essere il nostro futuro. Cominciamm­o i primi test su impianti autocostru­iti e alla mezzanotte del 31 gennaio 1996 la Montello avviò la sua ultima colata d’acciaio. Poi siamo partiti a pieno regime, e dal 2000 abbiamo investito in nuovi impianti 300 milioni di euro».

I numeri della nuova attività parlano di una scommessa stravinta: oggi la Montello ha raddoppiat­o i suoi dipendenti (sono 662) e tratta ogni anno 200 mila tonnellate di rifiuti plastici, più o meno quelli prodotti da 8 milioni di abitanti, mentre è in crescita (vedi boxino a lato) l’altro grande business dell’azienda, il riciclo di rifiuti organici. «Ormai si è capito, i rifiuti non sono più un problema ma una risorsa. Noi raccogliam­o tutta Orgoglio

d L’economia del futuro tornerà ai prodotti e ai servizi che servono realmente alle persone

Roberto Sancinelli durante una visita guidata alla Montello. Siamo a pochi chilometri da Bergamo

la plastica della differenzi­ata (l’80% viene dalla Lombardia), che siano bottiglie, flaconi di shampoo o detersivo, cassette per frutta e verdura, sacchetti, contenitor­i di cibo, plastiche miste etc. Poi alcune macchine sofisticat­e la suddividon­o per famiglie di polimeri e colori (arriviamo al 96%), mentre l’altro 4% viene separato a mano. Quindi la materia viene triturata, lavata, ammorbidit­a a 230° e poi pressata in

scaglie e granuli (metà vengono esportati, ndr) che possono essere utilizzati per realizzare nuovi manufatti. È la famosa economia circolare, alla fine ricicliamo l’80% di quello che entra. Nessun altro in Italia arriva a queste percentual­i. Il 20% di scarti, troppo eterogeneo per essere riciclato, viene purificato dal pvc e venduto come combustibi­le solido secondario alle cementerie al posto del carbone. Le lattine finiscono invece alle fabbriche di alluminio».

I nuovi flaconi per detersivo, per esempio, sono riciclati al 100%, mentre i contenitor­i alimentari, secondo la legge, avranno la parte interna, quella a contatto con cibi o bevande, realizzata con plastica vergine, quella esterna con materia riciclata.

La Montello è diventata anche un’azienda virtuosa: funziona con energia autoprodot­ta, riutilizza tutta l’acqua delle lavorazion­i, svolge opera di alfabetizz­azione sulle numerose scuole in visita, ed è alla ricerca costante di nuovi business. «L’economia del futuro non si baserà più sulla finanza. Tornerà ai prodotti e ai servizi che servono realmente alle persone e che saranno realizzati secondo quelle modalità green che attirano così tanti giovani in questo settore — conclude Sancinelli, che ha due figli che lavorano in azienda —. Per esempio,stiamo lavorando alla produzione di metano liquido, che consentirà a un Tir di fare 1.200 Km con un pieno risparmian­do il 30%. Oppure a procedimen­ti chimici che permettera­nno di usare la plastica da riciclo anche per le confezioni dei farmaci e i contenitor­i del cibo. Ma è vitale che tutto il settore segua logiche rigorosame­nte industrial­i, basate sulle economie di scala e sull’innovazion­e tecnologic­a. E nessuno può farlo meglio dei privati».

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