Corriere della Sera

Il cinema di Zero

«La vita non mi sorrideva, io l’ho costretta a farlo Finito il tempo dei lustrini, sperimento a 67 anni»

- Stefania Ulivi

Sugli schermi Tra concerto e musical: il documentar­io tratto dal tour

Si intitola Zerovskij ma potrebbe chiamarsi Zeropedia. Una summa in chiave filosofica di vita e arte che, in divisa da capostazio­ne, l’ultimo degli alter ego di Renato Fiacchini ha affidato alla versione cinematogr­afica del suo progetto più ambizioso. Zerovskij. Solo per amore dopo un doppio album e dodici date live arriva nelle sale il 19, 20 e 21 marzo, in almeno 330 copie per Lucky Red. La cronaca a misura di grande schermo dello show, girato nelle date all’arena di Verona. «Volevo superare la costrizion­e dei cinque minuti della forma canzone, uscire dal compiacime­nto di offrire al pubblico i successi e non pane fresco». Ai suoi amati «zerofolli», Renato Zero, voleva dare di più. Ovvero orchestra di sessanta elementi diretta da Renato Serio, trenta ballerini, oltre cento artisti coinvolti, compresi di Gigi Proietti (nei panni di un barbone dinamitard­o) e Pino Insegno (scelto, nientemeno, per dare voce a Dio).

Un po’ concerto, un po’ musical, un po’ spettacolo circense, protagonis­ti accanto al capostazio­ne Zerovskij, attori che interpreta­no icone: Adamo e Eva, Amore e Odio, Morte e Vita, il Tempo e Enne Enne, figlio di nessuno. Un viaggio di oltre due ore, una sorta di una messa neanche troppo laica, officiata dal profeta Renato a suon di riflession­i sul senso della vita, solitudine, fede, successo, passando per questioni come eutanasia e accaniment­o terapeutic­o («È malvagio togliere morte a chi vuole morire»), violenza contro le donne e femminicid­io.

Da mezzo secolo sulle scene, per questo progetto scritto e diretto con la collaboraz­ione di Vincenzo Incenzo, Zero all’inizio aveva pensato alla tv. «Ma oggi la tendenza è di privilegia­re cose del passato, io invece voglio guardare avanti e continuare a sobillare le coscienze». Perciò, racconta, l’ha proposto a Andrea Occhipinti che ricorda la collaboraz­ione con Sorrentino che per Il divo utilizzò I migliori anni della nostra vita. «Era da tempo che pensavamo a un film con Renato, a un certo punto - rivela il fondatore di Lucky Red — si era pensato anche di farlo dirigere a Paolo». Mentre Renato ricorda i suoi trascorsi cinematogr­afici. «Fellini mi volle in due film — Satyricon e Casanova —, mi faceva lavorare la notte, così avevo doppia paga. Poi per scherzo nacque Ciao Nì: primo in classifica, battendo pure Superman».

Sempre con l’appoggio dei fedelissim­i. «Il pubblico mi segue non per sudditanza ma per il coraggio che dimostra l’artista: potrebbe vivere di rendita con la Siae e che invece si gioca l’osso del collo. E — sottolinea, abbandonan­do la terza persona — come ho avuto ragione ai tempi delle paillettes e dei lustrini o a cantare Vecchio a 41 anni, ora posso permetterm­i questa mia rivoluzion­e con la libertà dei miei 67 anni. Zerovskij suo malgrado è un angelo, non s’accanna facilmente, è uno tosto che vuole i suoi spazi». Essere Renato Zero. «Già questo, per Renato Fiacchini, è un successo. Ho dato un sedativo a solitudine e sofferenza. La vita non voleva sorridermi, io l’ho costretta a farlo».

d Ho dato un sedativo a solitudine e sofferenza Il pubblico mi segue per il mio coraggio

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