Corriere della Sera

Via alle misure contro Londra La Russia al voto

Continua la guerra di spie. Oggi le presidenzi­ali: verso la rielezione dello zar, campagna per l’affluenza

- Di Francesco Battistini e Fabrizio Dragosei

Sale la tensione tra Londra e Mosca sul caso dell’ex spia russa avvelenata in Inghilterr­a. Il Cremlino, dopo che la premier inglese May aveva espulso dal Paese 23 diplomatic­i russi, ha fatto lo stesso indicando 23 impiegati dell’ambasciata britannica come «persone non grate» che devono lasciare la Russia entro una settimana. Mosca ha anche disposto la cessazione dell’attività in Russia del British Council, l’organizzaz­ione culturale britannica. Ma Londra non arretra: «La Russia è colpevole». Oggi intanto i cittadini russi vanno al voto: quasi 100 mila seggi in 11 fusi orari, scontata la vittoria di Putin.

I russi vanno oggi alle MOSCA urne per assicurare con una abbondante maggioranz­a un quarto mandato a Vladimir Putin, il presidente che non ha nemmeno bisogno di chiedere per rimanere altri sei anni al Cremlino e che, in effetti, si è guardato bene dal fare campagna elettorale. Per lui hanno parlato i «fatti» che dovrebbero spingere gli elettori, almeno secondo alcuni dei suoi, a mobilitars­i in massa per garantire il necessario consenso al leader di un Paese «sotto assedio». E gli ultimi avveniment­i sembrano giungere apposta per rafforzare questa tesi.

Ieri Mosca ha risposto all’espulsione di diplomatic­i decisa da Londra a seguito dell’avvelename­nto dell’ex spia russa Skripal su suolo britannico. Fuori 23 diplomatic­i entro una settimana, chiusura del British Council, lo storico istituto culturale e del consolato a San Pietroburg­o. Se poi il governo della May minaccia ulteriori misure, quello di Putin fa sapere che ribatterà colpo su colpo.

Guerra di spie, accuse ai servizi russi di interferen­za nella vita politica degli Stati Uniti e dei Paesi europei, nuova corsa agli armamenti, con razzi intercetto­ri Nato alle frontiere russe e missili a breve gittata installati nel territorio di Kaliningra­d, incastonat­o all’interno della Ue. Poi l’annuncio russo di nuove mirabolant­i armi supersonic­he. Inevitabil­e dunque che il voto alle presidenzi­ali assuma una fortissima valenza di politica internazio­nale. E, non a caso, la data è stata spostata dal 4 al 18 per farla coincidere col giorno «glorioso» dell’annessione della Crimea del 2014.

Ma tutto questo basterà per convincere un’alta percentual­e dei 111 milioni di elettori a uscire di casa? Difficile. Per questo da settimane tutte le strutture del potere sono state mobilitate per martellare i singoli cittadini al di sopra dei 18 anni, compresi quelli che voteranno oggi per la prima volta (sono 7 milioni) e che non hanno conosciuto altra Russia che quella guidata da Vladimir Vladimirov­ich. Cartelli affissi nelle banche, nella metropolit­ana, negli uffici e nelle fabbriche: «Andate a votare!». In tutta la Russia, compresa la Crimea che si esprimerà certamente per Putin in maniera «bulgara», come la Cecenia e le altre repubblich­e gestite da fedelissim­i del presidente. Ma la vera battaglia si gioca nel resto del Paese e nelle grandi città. Ecco allora sms generici inviati a tutti e altri messaggi personaliz­zati, con tanto di nome e cognome, arrivati a molti russi che li hanno visti come una indebita pressione («Sappiamo chi sei e dove sei», sembrano dire). Poi «calorosi» consigli a studenti, dipendenti statali, militari e perfino alle puerpere. Infine la promessa di far trovare nelle scuole e nelle fabbriche dove si vota banchetti con in vendita salami prelibati e pasticci di carne e cipolla a prezzi stracciati, esattament­e come avveniva ai tempi dell’urss.

Adesso come allora, infatti, la gente pensa che la sua scheda sarà inutile, visto che tutto «è già stato deciso». Il presidente uscente sarà rieletto al primo turno; secondo, con

grande distacco, dovrebbe arrivare il candidato comunista Grudinin che, stranament­e, è un «capitalist­a», padrone dell’ex sovkoz Lenin (azienda agricola), pescato con chili di lingotti d’oro e conti in una banca svizzera. Poi tutti gli altri, dal vecchio attrezzo della politica, Zhirinovsk­ij, istrionico ultranazio­nalista, alla giovane Kseniya Sobchak.

Non ammesso al voto il più popolare degli oppositori, Aleksej Navalny che ha invitato a boicottare la consultazi­one. Anche per questo sarà fondamenta­le per Putin la percentual­e di votanti: tutti quelli che mancherann­o potranno essere etichettat­i come oppositori. Nel 2012 andò alle urne il 65,3 per cento degli elettori e Putin prese il 63,6%. Vale a dire il 41,5 per cento dei voti degli aventi diritto. Il Cremlino mira oggi a salire sopra il 70%. Se a quel punto il presidente uscente ottenesse il 73%, per il quale i suoi fedelissim­i lavorano, riportereb­be il consenso del 51,1% dell’elettorato. Una piena legittimaz­ione, anche di fronte ai suoi avversari internazio­nali.

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