CUFFIETTE, ALMENO UN ORECCHIO ANDREBBE LASCIATO APERTO
Caro Aldo, un appello ai giovani viaggiatori sui mezzi pubblici. Ragazzi, cercate di non isolarvi nel vostro piccolo nirvana personale, staccati dal mondo con occhi chiusi nell’ascolto del brano preferito sparato nelle cuffie, o alla ricerca dell’ultimo commento o foto di gattini su Instagram o Facebook o magari cancellando caramelle su uno schermo. Guardatevi attorno; forse vi accorgereste che state bloccando l’accesso, vedrete l’anziano malfermo oppure la giovane mamma col bimbo in braccio o ancora in grembo, e magari lasciate libero il vostro posto. Potreste anche notare i borseggiatori in azione sereni perché nessuno guarda. La società è fatta di gente che si interessa al prossimo, non di individui che si disinteressano di tutto ciò che non li tocca personalmente. Elaine Narduzzo, Milano Cara Elaine,
Non si potrebbe dir meglio di come l’ha fatto lei.
È sempre sgradevole usare espressioni generiche tipo «i giovani», che sono in realtà milioni di individui tra loro profondamente diversi. Tuttavia ogni tanto generalizzare è inevitabile; altrimenti si parla solo di persone, e quindi si fanno pettegolezzi. Ebbene, quando a noi ex giovani capita di salire su un bus pieno di studenti, o di fendere una folla di ragazzi con lo spritz in mano, restiamo a volte impressionati dalla loro totale indifferenza. Ci pare di essere diventati come l’uomo invisibile. Trasparenti. Ha fatto caso, cara Elaine, che quelli che girano con le cuffiette urtano i passanti, fanno come se non esistessero? Non li sentono, non li vedono, non fanno loro caso. Bisognerebbe, se proprio non si può fare a meno di girare con una cuffietta in un orecchio, tenere l’altro orecchio libero per i rumori della città, per la sorpresa di uno sconosciuto, per i suoni della vita vera. Purtroppo il nirvana personale, come lo chiama lei, ha un potere di incantamento che non ha avuto neppure la televisione, nell’era del suo massimo potere. La rete sotto certi aspetti è più creativa, consente a ognuno di costruirsi un palinsesto personale, passando da Youtube ai social. Al centro di tutto però c’è sempre Narciso, cioè se stessi. Questo aiuta anche a spiegare l’indifferenza per gli altri, a maggior ragione per chi avrebbe bisogno di attenzioni. Poi però le mense per i poveri e i doposcuola per i bambini di famiglie disagiate sono pieni di giovani volontari. Vede quindi che in fondo al vaso si nasconde sempre la speranza.