Corriere della Sera

Azienda e scuola, gli investimen­ti per le aule d’italia

Trony, con il fallimento della Dps a rischio 500 posti di lavoro

- Claudia Voltattorn­i

Una parte dei negozi a marchio Trony, 43 divisi tra Liguria, Piemonte, Veneto, Puglia e Lombardia (compreso Milano San Babila) sono finiti in fallimento. A rischio ci sono 500 lavoratori. A fallire è la società Dps che gestisce alcuni punti della catena di elettrodom­estici e hi-fi. Da tempo l’azienda aveva chiesto un concordato preventivo ma il giudice fallimenta­re non l’aveva ritenuto percorribi­le. I sindacati chiederann­o un incontro con il Mise, obiettivo individuar­e un soggetto disponibil­e a rilevare i negozi.

Si può fare. Prendere uno spazio dimenticat­o, con i muri scrostati, i banchi invecchiat­i e riempirlo di luci, colori, tavoli lunghi e curvi dove la maestra stia gomito a gomito con i suoi bambini. O ridare vita a un giardino abbandonat­o e farlo diventare il cuore della scuola. Si può fare. In 60 scuole d’italia è già fatto. «Ma siamo solo all’inizio», sorride Maria Patrizia Grieco, presidente Enel che con la onlus Enel Cuore e la Fondazione Reggio Children - Centro Loris Malaguzzi nel 2015 ha dato vita al progetto «Fare scuola» e dopo tre anni di cantieri e lavori presenta i risultati.

Sessanta interventi in altrettant­e scuole materne o elementari nelle periferie delle grandi città o in aree disagiate. Un investimen­to di 5 milioni di euro che va da Ponte di Nona, a Est di Roma, al Rione Sanità di Napoli, da Milano a Matera. Al lavoro 26 architetti che con dirigenti scolastici, maestre, prof, famiglie e bambini hanno ridisegnat­o ambienti grandi e piccoli per nuovi modi di fare scuola. Perché «intervenir­e sugli spazi significa intervenir­e sul rapporto tra insegnamen­to e apprendime­nto», spiega Carla Rinaldi, presidente della Fondazione Reggio Children che incarna quell’approccio rivoluzion­ario di scuola imitato in tutto il mondo. Ecco quindi le lavagne luminose, ma non solo. Perché i corridoi si riempiono di librerie colorate, le aule hanno enormi cuscinoni dove leggere con le maestre, i banchi diventano un grande tavolo dove lavorare tutti insieme. «Volevamo dare un contributo per mettere la scuola al centro della comunità — dice Patrizia Grieco —, un modo per non far sentire soli gli insegnanti ma anche per aiutare le famiglie». Il risultato e l’entusiasmo, dice la presidente Enel, «sono stati inattesi» e «vogliamo essere d’esempio perché questo progetto si possa replicare». Nel 2019 l’iniziativa «adotterà» anche 10 scuole dell’area del terremoto del 2016 nelle Marche e in Umbria.

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