Corriere della Sera

M5s-lega, asse sulle Camere

Si tratta anche sui vice presidenti. Il Pd: garantire tutti. Da Brunetta scudo su Romani Di Maio chiama i leader. Salvini: «Nulla è impossibil­e». Maroni frena

- D. Mart.

Inizia la settimana delle elezioni dei presidenti di Camera e Senato: venerdì si terranno le votazioni, uno snodo fondamenta­le per l’avvio della nuova legislatur­a. Sui nomi si profila un accordo fra M5S e Lega: per raggiunger­e l’intesa, si sta pensando a patto su un intero pacchetto. Si tratta quindi anche sui vice presidenti dei due rami del Parlamento. Ieri contatti tra Di Maio e gli altri leader tra cui Matteo Salvini che sul suo futuro si sbilancia e dice: «Io premier? Manca poco». Ma il compagno di partito Maroni frena. Intanto il Pd fa sapere che occorre garantire tutti. E Forza Italia si schiera in difesa della candidatur­a di Romani.

«Con Matteo Salvini abbiamo ROMA convenuto sulla necessità di far partire il Parlamento quanto prima...», scrive Luigi Di Maio sul Blog delle Stelle dopo il secondo e apparentem­ente infruttuos­o giro di consultazi­oni tra i partiti per individuar­e i nomi dei presidenti di Camera e Senato da eleggere a partire da venerdì 23 marzo.

La trattativa è ancora in alto mare. E sul passaggio successivo, quello della formazione di un nuovo governo, la nebbia è ancora più fitta. M5S e Lega continuano a flirtare e, per questo, il segretario Salvini non si sottrae agli esercizi di equilibris­mo, aprendo cautamente a Di Maio senza però rompere con i suoi alleati: «Prima ho il dovere di confrontar­mi con il centrodest­ra. Dopo di che nulla è impossibil­e, io sono disponibil­e a parlare con tutti. Sul M5S voglio capire. Hanno detto tante cose anche sulla Lega. Ci sono tanti punti in comune, c’è una base di partenza. Difficilme­nte potrei andare a governare con Renzi e Boschi».

Mai un governo di centrodest­ra sostenuto in qualche modo dal Pd, azzarda Salvini. Ma dal centrodest­ra si alzano voci che lo invitano a non fare passi avventati. Se il silenzio dei vertici di Forza Italia è quasi clamoroso, l’anima filo berlusconi­ana della Lega si affida alle parole di Roberto Maroni: «Salvini può aspettare, gli auguro di diventare premier. Ma spero che il centrodest­ra, un patrimonio che abbiamo creato con Bossi, non venga distrutto». Così è partita un’operazione di moral suasion nei confronti del segretario della Lega: «Salvini aspetti i tempi giusti — insiste Maroni —. Ha avuto una grande vittoria elettorale adesso la trasformi in vittoria politica. Non sia una vittoria di Pirro, dialoghi con tutto il centrodest­ra. Se così farà, senza spaccare la coalizione, vedo anche la possibilit­à di erodere il M5S».

Il ragionamen­to di Maroni,apprezzato dai colonnelli di Berlusconi, non considera il fattore tempo. Pure in assenza di un accordo, infatti, venerdì partiranno gli scrutini per eleggere i presidenti delle Camere che al Senato (dove c’è il ballottagg­io dal quarto voto in poi) potrebbero generare nomi a sorpresa.

M5S e Lega avrebbero i numeri per eleggere i loro candidati ma al Senato, dove perde forza l’ipotesi di Paolo Romani (FI), Salvini può giocare la carta di Giulia Bongiorno che ha uno stretto legame con Niccolò Ghedini e dunque con Berlusconi. La Camera spetterebb­e al M5S (Riccardo Fraccaro in pole position).

Il capo del M5S, Luigi Di Maio, ha telefonato a Martina, a Brunetta, a Grasso, a Giorgia Meloni e a Salvini. Nel comunicato, poi, ha sottolinea­to il fatto, quasi fossimo nella Prima Repubblica, che da venerdì di poltrone in ballo ce ne sono molte: «Ho riscontrat­o una disponibil­ità utile ad individuar­e profili all’altezza del ruolo non solo per le presidenze ma anche per altre figure che andranno a comporre gli uffici di Presidenza». Con Salvini, resoconta Di Maio, «pur non affrontand­o nomi e ruoli, abbiamo convenuto sulla necessità di far partire il Parlamento. Nel solo interesse degli italiani...»

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