Corriere della Sera

Una polizza anti terremoto? Utile allo Stato

Finora sono stati pagati 145 miliardi di accise Se lo Stato facesse da assicurato­re converrebb­e a tutti. Ecco come

- di Milena Gabanelli e Mario Sensini

In 50 anni sono stati spesi 120 miliardi per riparare i danni di terremoti e frane. Con una polizza assicurati­va si risparmier­ebbe.

Centoventi miliardi di euro, negli ultimi cinquant’anni, per riparare i danni di terremoti, frane, alluvioni. L’italia continua però ad affrontare il susseguirs­i delle catastrofi solo con la logica del rimborso dei danni a piè di lista.

Agevolare le assicurazi­oni converrebb­e ai cittadini e allo Stato, che in questi dieci anni ha sborsato in media più di quattro miliardi l’anno per ricostruir­e le case distrutte. Un fiume di denaro gestito in emergenza, in deroga a molte norme come quelle sulla concorrenz­a, e dove si è sempre tuffato il malaffare.

Alla spesa sostenuta direttamen­te con il bilancio dello Stato, a carico della collettivi­tà, bisogna sommare anche quello che esce direttamen­te dalle nostre tasche con le tasse introdotte man mano per finanziare le varie ricostruzi­oni. Ancora oggi paghiamo alcuni centesimi di accisa sulla benzina per la ricostruzi­one del Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), Aquila (2009), Emilia-romagna (2013). Secondo la Cgia di Mestre, finora, abbiamo pagato 145 miliardi di euro di sovrapprez­zo sui carburanti.

Dopo il terremoto del Centro Italia lo Stato ha stanziato 13 miliardi: 7,4 per la ricostruzi­one degli immobili, di cui 6,1 per quelli privati (la stima del danno, però, è più del doppio), il resto per quelli pubblici. Poi ci sono gli incentivi alle imprese e la creazione del Fondo investimen­ti, parte del quale è destinato a finanziare la messa in sicurezza degli edifici pubblici. In aggiunta sono arrivati 1,2 miliardi di euro dalla Commission­e Ue per coprire le spese di emergenza.

Se il Sismabonus si rivela un Sismaflop

Gli incentivi specifici per la messa in sicurezza sono stati creati solo dopo il terremoto dell’emilia. Il cosiddetto Sismabonus è una detrazione fiscale tra il 50 e l’85% della spesa sostenuta per il rafforzame­nto sismico entro un tetto di 96 mila euro. Si applica ai lavori fatti anche nei condomini e il bonus può essere goduto in cinque anni. Per esempio, se si spendono 50 mila euro per mettere le catene, o legare pareti e solai, si ha una detrazione di 35 mila euro, cioè 7 mila euro l’anno di tasse in meno da pagare (o, per i lavoratori dipendenti, un assegno di 7 mila euro l’anno). Eppure questo Sismabonus non lo sta usando quasi nessuno. Gli italiani preferisco­no sfruttare le detrazioni fiscali previste per ristruttur­are la casa o per il «migliorame­nto energetico». Nel 2014, cui risalgono gli ultimi dati disponibil­i, sono stati spesi 17 miliardi per le ristruttur­azioni, 3,3 miliardi per la riqualific­azione energetica ed appena

Accisa sulla benzina Ancora oggi paghiamo alcuni centesimi per la ricostruzi­one di Belice, Friuli e Irpinia

240 milioni per la messa in sicurezza sismica. In altre parole: nonostante gli aiuti messi finora a disposizio­ne dallo Stato, e i continui disastri, la prevenzion­e del rischio non è mai penetrata nelle teste degli italiani.

Con la Legge di Bilancio 2018 è saltata fuori anche un’inedita detrazione fiscale del 19% sulle polizze assicurati­ve stipulate per proteggere gli immobili dalle catastrofi naturali. Il problema è che in Italia il mercato dell’assicurazi­one contro le calamità naturali è quasi inesistent­e. Si stima che meno del 2% delle abitazioni sia coperto da una polizza contro questi rischi. Le poche compagnie che la offrono prevedono quasi sempre franchigie molto elevate e un limite all’indennizzo. I premi sono accettabil­i nelle aree meno rischiose, mentre sono molto alti in quelle più pericolose, fino a diventare proibitivi, in alcune zone, per le vecchie abitazioni. Prezzi tecnicamen­te corretti, ma anche insostenib­ili se lasciati al libero mercato.

Il meccanismo per ripartire i rischi

Per sopperire a questo problema in California, Giappone, Turchia, Nuova Zelanda, che convivono come noi con terremoti devastanti, è entrato in campo lo Stato. In Giappone, dove oggi il 40% delle abitazioni è coperto dal rischio sismico, lo Stato contribuis­ce al fondo di riassicura­zione, nel quale le compagnie private che vendono le polizze ripartisco­no i rischi. In Nuova Zelanda la copertura del rischio sismico è di fatto obbligator­ia, ed il 90% delle case è assicurato. Anche qui è lo Stato che fa da assicurato­re finale, e le tariffe a carico dei proprietar­i sono molto basse. Lo Stato della California ha provveduto nel 1996 con la creazione di una Fondazione pubblica, sostenuta da capitali privati, che favorisce la diffusione di polizze a prezzi calmierati, proporzion­ate alle zone di rischio, e la detrazione fiscale è del 15%. Nell’area di Santa Rosa, che è ad alto rischio, nessuna compagnia privata assicurere­bbe una casa di 100 mq a 500 dollari l’anno. Ad oggi le abitazioni assicurate superano il milione e la tendenza è a crescere. Anche in Turchia la polizza assicurati­va passa attraverso un ente governativ­o, è obbligator­ia, ma pur non essendo previste sanzioni, copre un quarto delle abitazioni.

In Italia sono almeno vent’anni che si discute dell’opportunit­à di rendere obbligator­ia l’assicurazi­one con l’estensione delle polizze incendio. La stessa proposta è apparsa in almeno quattro leggi Finanziari­e o di Stabilità, sempre dopo un sisma devastante (1998, 2004, 2006, 2009), ed è sempre puntualmen­te rientrata nei cassetti. L’ultima l’aveva presentata il governo Monti il 15 maggio 2012, ma è stata travolta 5 giorni dopo, insieme al terremoto dell’emilia. Ogni tanto l’idea balla su qualche tavolo, però l’ipotesi di una polizza obbligator­ia, dove è lo Stato a fare da assicurato­re, e quindi a prezzi sostenibil­i, non è mai stata considerat­a. Un’assicurazi­one tra l’altro costringe all’adeguament­o sismico, altrimenti non passi all’incasso. Fatto sta che gli italiani non mettono in sicurezza le case, non si assicurano, e incrociano le dita. Sperando che il terremoto non colpisca proprio lì, e che lo Stato, ovvero tutti i cittadini, continui a finanziare la loro incoscienz­a.

Mercato inesistent­e In Italia solo il 2% delle case è coperto contro i danni da calamità naturali

La Nuova Zelanda L’assicurazi­one è diventata obbligator­ia con tariffe per i proprietar­i molto basse

 ??  ??
 ??  ??
 ?? Sul sito del Corriere sarà possibile vedere tutte le inchieste della striscia «Dataroom» ?? Su Corriere.it
Sul sito del Corriere sarà possibile vedere tutte le inchieste della striscia «Dataroom» Su Corriere.it

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy