Corriere della Sera

Potere agli emergenti L’idea di un governo nuovo di zecca Con l’incognita Duma

Tra i ragazzi della «Voce», osservator­i indipenden­ti

- di Francesco Battistini DAL NOSTRO INVIATO

MOSCA Sezione 1479, scuola 5 di Ljubercy. Basta un minuto. Alle 8.55, la scrutatric­e aspetta che l’unico elettore esca dal seggio. Prende un po’ di schede e le butta nell’urna. Poi chiede qualcosa a due colleghe, ne piglia delle altre e zac, veloce così, avanti a votare. Il poliziotto è seduto a un metro e finge di non vedere, ma meglio spicciarsi: entra un’altra signora e dà una mano, tutt’e due infilano pacchi di schede. Alle 8.56, la scrutatric­e truffatric­e si dà una sistemata alle braghe e se ne esce con aria indifferen­te. Le uniche cose trasparent­i sono l’urna (di vetro) e le immagini della webcam piazzata sul soffitto: il broglio è fatto.

«Sa quante segnalazio­ni come queste ci sono arrivate?», sorride Stanislav Andreiciuk, 32 anni, osservator­e indipenden­te di Golos: «Alle due del pomeriggio, erano già 1.764. Dal Dagestan, da Kaliningra­d, dalla Chukotka…». Elezioni truccate? «Ma no, non serve truccarle. Il trucco è stato fatto durante la campagna elettorale. Con la minaccia di licenziare chi non votava, coi regali ai seggi. In certi posti, chi presentava il certificat­o elettorale poteva vincere un appartamen­to, un’auto, un check-up medico, il pagamento delle bollette. Se eri col bambino, lo lasciavi a baby-sitter che lo facevano partecipar­e al concorso “disegna il tuo presidente Putin”. Gli scrutatori imbroglion­i ripresi dalle telecamere lo fanno solo perché s’è sempre fatto così. E le immagini servono a dire: vedete come controllia­mo bene?».

Putin IV. Più longevo di Breznev, quasi come Stalin. Per festeggiar­e altri sei anni da zar, la Piazza Rossa è già chiusa a metà pomeriggio: s’entra solo con l’invito al party sottozero, musica e salsicce e vodka. Ma basta fare un quarto d’ora a piedi dal Cremlino, fino alla lapide dei Caduti che guarda la Moscova ghiacciata, dov’era la più vecchia fabbrica di cioccolato della Russia, l’ottobre Rosso, suonare a una porta di ferro e aspettare Stanislav: s’entra così nel covo più riservato dell’opposizion­e e più temuto da Putin, l’istituto indipenden­te Golos, «la Voce». Di chi non ha molta voce in capitolo, ma buoni occhi per controllar­e il voto.

Hipster e pizze al taglio, una novantina al call center con le cuffiette, i grafici, il laptop. Due giorni fa, «siete agenti stranieri», la polizia ha sfrattato Golos dalla sua sede. Cacciata a Ottobre Rosso, protetta da alcuni ambasciato­ri — il norvegese come l’austriaco, venuti a fare visita e a tenere lontani ospiti inattesi —, la Voce s’è rimessa a parlare: «Qui, riceviamo segnalazio­ni da tutta la Russia. Undici fusi orari. Fin dove Putin ce lo lascia fare». Migliaia d’osservator­i volontari, crowfundin­g, lotta alle bufale sul web, monitoragg­io via telecamera in 40mila seggi su 96mila, denunce da gente portata coi bus a votare o chiamata a casa dal caporepart­o: «Certo, se imbroglian­o anche quando sono ripresi, immaginars­i dove non filma nessuno...».

Alla fine, non è andata peggio d’altre volte. Truffe quanto basta. Golos e i russi si preparano al nuovo sessennio putiniano. «Non molto diverso dai precedenti», dicono qui: «L’obiettivo principale sarà far funzionare l’economia. E mantenere il passo militare con gli Usa in Ucraina e Medio Oriente». Un’emergenza da affrontare subito, la manovra: nonostante la ripresa del petrolio, peseranno il costo pensioni e la flat tax, tanto evocata nella campagna elettorale italiana, che qui potrebbe anche essere abolita.

«A Vlad servirà un governo nuovo di zecca»: via i nomi troppo usurati, più potere a qualche emergente. Come Anton Vajno, giovane spuntato dal nulla a guidare lo staff

Hanno minacciato di licenziare chi non votava, ai seggi hanno messo in palio regali: chi presentava il certificat­o poteva vincere una casa, un’auto, un check-up medico

La vera Russia del futuro la vedremo soltanto tra due o tre anni, con le elezioni parlamenta­ri alla Duma: queste erano scontate, quelle non si sa Stanislav Andreiciuk Osservator­e dell’istituto «La Voce»

Il party

Piazza Rossa chiusa, si entra solo con l’invito al party della vittoria: musica, salsicce, vodka

presidenzi­ale, o il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin. Oppure il 35enne Maksim Oreshkin, fama di tecnocrate. E Boris Titov, che difende i piccoli imprendito­ri, e l’ex ministro delle Finanze, Aleksej Kudrin, che ha già preparato il piano lacrime e sangue. «La Russia che sarà, la vedremo fra due o tre anni con le prossime elezioni della Duma», dice Stanislav: «Queste erano scontate. Quelle, non lo so».

Dalla piazza Rossa rimbomba una canzone della vittoria: «E dopo la Crimea, ora che sei libero dalle catene, perché non ci ridai l’urss? Io sono incantata, non riesco a guardarti. Oh Putin, prendimi con te e portami via!». Ce la traducono, qualcuno ride. Ma non troppo.

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Indipenden­ti Gli osservator­i del gruppo Golos, «la Voce»
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La giornata elettorale A sinistra, una donna anziana esprime il suo voto in casa, nel villaggio di Khrapovo, a sudovest di Mosca (Afp/ Sergei Gapon). Sopra, alcuni nuotatori si tuffano nell’acque gelide tenendo in bella mostra una bandiera della Russia...

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