Corriere della Sera

«I governi? Sono soltanto favole» Nel Grillo show la sinistra è «tetra»

In teatro scherza sul suo ruolo nei 5 Stelle: non si capisce bene se sono uscito

- Davide Orsato

«Ma che VILLAFRANC­A DI VERONA fare il governo… governi, parlamenti: credete ancora a queste favole qui?». Al primo spettacolo post elezioni, Grillo delude quanti si aspettavan­o un’indicazion­e, un’esternazio­ne, qualsiasi cosa possa essere correlata alle grandi manovre in vista della formazione dell’esecutivo. Invece nulla, o pochissimo. «Voi credete ancora a queste storie? I governi non servono». La

 Un’idea condivisa da 11 milioni di persone è un sogno ma diventa anche un incubo per tutti gli altri

prova? «La stagione più importante per le riforme in Italia è stata quella dal 1968 al 1980. C’erano le Brigate Rosse. Hanno fatto 15 governi ed è stato fatto tutto quanto c’era bisogno: la riforma fiscale, il divorzio, la riforma della scuola». L’indicazion­e che arriva al palasport di Villafranc­a sembra essere chiara: se non c’è una maggioranz­a, non è un dramma. La prima bordata agli avversari politici arriva dopo un’ora di show: «Sono andato a farmi una gastroscop­ia, ho chiesto un dvd. Si vedono tutti i tessuti belli rosa. Poi si ingrigisco­no: è perché sono entrato in politica, ho visto Napolitano». E ancora, sulle macchine che si guidano da sole: «In America stanno facendo gli esperiment­i, testano la loro morale. Privilegia­no la sicurezza di chi è dentro o di un bambino che attraversa la strada? Figuriamoc­i se la progetta un leghista, cosa fa se passa un immigrato?». Grillo gioca sul suo nuovo ruolo di battitore libero. «Chi sono? Un padre spirituale? Sono entrato, uscito, non si capisce bene». Poi difende con i denti una battaglia simbolo: il reddito di cittadinan­za. «Chi l’ha detto che il lavoro è il centro della vita? Aumentare l’occupazion­e non serve a un c… Vi do una notizia: la maggior parte dei poveri lavora». La sinistra? «Un’idea meraviglio­sa, ma perché sta scomparend­o? Perché è rognosa, tetra e non sa far sognare i giovani». Al temine arriva il commento sul voto: «Sono contento. Quando un’idea è condivisa da 11 milioni di persone non è più solo un sogno e diventa anche un incubo per tutti gli altri...»

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