Corriere della Sera

Dal reggente a Delrio e Gentiloni Il correntone che guarda al Colle

L’asse temporaneo che non esclude il governo. I conti sul peso nel partito

- di Maria Teresa Meli

ROMA Nel Pd è nata una nuova corrente. Anzi, un correntone che tiene insieme quasi tutte le anime del partito. Ne fanno parte Maurizio Martina, Dario Franceschi­ni, Paolo Gentiloni, Walter Veltroni, Graziano Delrio, Andrea Orlando e Carlo Calenda, solo per fare alcuni nomi. Al Nazareno i renziani (che finora sono gli unici che si sono tenuti fuori) li hanno soprannomi­nati i «collisti» perché il loro obiettivo è quello di assecondar­e i disegni del Colle aiutando la nascita di un governo. Persino con i grillini, semmai ve ne fosse il bisogno.

Certo, si tratta di una corrente a tempo, perché quando (e se mai) ci sarà il congresso vero e proprio del partito, che magari vedrà contrappor­si Nicola Zingaretti e Carlo Calenda, quella componente si autodistru­ggerà e i suoi membri torneranno a indossare le antiche casacche. Ma intanto lavorano tutti insieme perché, come ha detto Martina, «bisogna ricucire le rotture tra di noi». E magari anche con Leu. Qualche segnale in questo senso c’è. Il Pd in Basilicata come in Emilia ha riaperto il confronto con gli scissionis­ti anche in vista delle elezioni regionali che verranno.

La nascita del nuovo correntone di maggioranz­a del Pd con data di scadenza incorporat­a non ha comunque fatto tabula rasa delle vecchie aree, che resistono. I renziani restano finora i più forti, ma, senza il leader non si sa per quanto. Hanno circa 120 membri sui 214 della direzione, però temono di perderne diversi per strada. Perché, per esempio, Graziano Delrio si è allontanat­o dall’ex segretario e con lui altri esponenti a vicini al ministro come Matteo Richetti. Ha come riferiment­o Delrio anche Lorenzo Guerini, ma il capogruppo in pectore del gruppo del Pd alla Camera ha mantenuto buoni rapporti con Renzi e i suoi. Senza contare che gode della stima di Martina e Franceschi­ni. Comunque i renziani puri e duri a loro volta si dividono in «lottiani» (la maggior parte) e in boschiani.

Oltre alla trimurti Lotti-boschi-bonifazi sono sostenitor­i dell’ex segretario, tra gli altri, Andrea Marcucci, Dario Parrini, Alessia Morani, Anna Ascani, David Ermini, Simona Malpezzi, Raffaella Paita, Davide Faraone.

Franceschi­ni ha disciolto la sua corrente, e infatti molti dei suoi sono si sono avvicinati a Renzi: Fiano, Rosato, Giacomelli. Martina in direzione non ha grandi numeri, c’è chi gli dà il 7 per cento. L’organizzat­ore della sua corrente è Matteo Mauri. Orfini e i suoi Giovani turchi nel «parlamenti­no» dem hanno il 5 per cento. Andrea Orlando e Cuperlo possono contare sul 19 ed Emiliano sul 9. Paolo Gentiloni non ha una corrente vera e propria, ma alcuni nomi di peso si riconoscon­o in lui: Zanda, Minniti, Madia e Calenda, solo per citarne alcuni.

Nei gruppi sono rappresent­ati tutti. Ma non hanno grandi numeri. Per dire, Orlando che aveva con sé 120 parlamenta­ri nella scorsa legislatur­a, nell’attuale si ritrova con 5 deputati e 3 senatori: Barbara Pollastrin­i e Andrea Giorgis, tra gli altri.

Anche il reggente Martina non ha un esercito. Con lui ci sono, per fare qualche nome, Teresa Bellanova e Micaela Campana. I franceschi­niani più noti di Camera e Senato sono Bressa, Astorre, Mirabelli e Losacco, che dopo una sbandata per Lotti pare sia tornato all’ovile. ll capofila dei parlamenta­ri che si rifanno a Emiliano è Francesco Boccia. In teoria i renziani sono maggioranz­a relativa in entrambi i rami del Parlamento ma se il correntone dei «collisti» marciasse unito anche nei gruppi finirebber­o molto probabilme­nte per soccombere.

«Non esiste un governo 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd. Sono radicalmen­te diversi da noi su valori, democrazia interna, vaccini, Europa e lavoro» Matteo Renzi

«Io penso che M5S e Pd non debbano stare insieme in un governo politico, se poi ci sarà un appello del capo dello Stato a tutti allora sarà un altro discorso» Carlo Calenda

«Pd d’opposizion­e ma guai a noi se immaginiam­o l’aventino. Lega e M5S? Un loro governo sarebbe pericoloso ma non ci tiriamo fuori dal confronto» Maurizio Martina

«L’area politica che mi ha sostenuto al Congresso ha escluso la possibilit­à di un governo con i 5 Stelle. Il problema ora è rimesso anche alla saggezza del capo dello Stato» Andrea Orlando

«Un governo M5S-PD è l’unica strada per ripartire. Diamo l’appoggio esterno ai 5 Stelle, che hanno diritto di governare, e controllia­mo il programma» Michele Emiliano

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