Corriere della Sera

Il tour saudita alla Casa Bianca Da Trump un assist al nucleare

L’erede al trono chiede tecnologia ma anche uranio. Il rischio di una nuova potenza atomica

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Ap) Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Mohammed bin Salman, principe saudita, arriva oggi alla Casa Bianca con una richiesta precisa per Donald Trump: vendeteci la tecnologia nucleare per le centrali elettriche; ma vogliamo anche l’uranio arricchito perché l’iran ci fa paura e dobbiamo essere pronti a costruirci la nostra atomica.

Il 16 marzo il giovane erede al trono, negli Stati Uniti da qualche giorno, aveva dichiarato in un’intervista alla Cbs: «L’arabia Saudita non vuole comprare alcun armamento nucleare, ma se l’iran svilupperà il piano per arrivare alla bomba, non c’è alcun dubbio che lo faremo anche noi, il più presto possibile».

Sono parole che hanno messo in agitazione i governi del Medio Oriente e le diplomazie mondiali.

Nel fine settimana il presidente americano ha dedicato il suo tempo a giocare a golf e ad attaccare il Super procurator­e Robert Mueller, che indaga sul Russiagate. Ma adesso si apre una fase importante per gli equilibri internazio­nali. Giovedì 22 marzo, a Berlino, gli esperti americani incontrera­nno le contropart­i britannich­e, francesi e tedeschi per discutere sull’accordo nucleare con l’iran. Trump lo ha ripudiato e ha fissato la scadenza del 12 maggio per correggerl­o radicalmen­te: vincoli più stringenti sul programma atomico e fine delle sperimenta­zioni sui missili balistici.

Dentro questo quadro sono cresciute le inquietudi­ni dei sauditi. Finora il programma ufficiale di Riad prevede la realizzazi­one di 16 impianti nucleari per uso civile nei prossimi 22 anni; due reattori dovrebbero essere pronti entro il 2020. Un grande affare economico, tanto che si sono fatte avanti imprese britannich­e, francesi,

Il piano

Previsti 16 impianti per uso civile, ma Riad andrà oltre se dovrà rispondere a Teheran

giapponesi e cinesi.

Resta intatto, però, il problema geopolitic­o: i rapporti di forza con l’iran. Non è una questione nuova. Già nell’aprile del 2016 il presidente Barack Obama faticò a rassicurar­e i sei Paesi del «Golf cooperatio­n council», cioè Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Oman, Kuwait, Bahrein. Obama si presentò come il garante assoluto dell’intesa con l’iran e, naturalmen­te, contava di lasciare questo impegno a Hillary Clinton.

Con Trump nello Studio Ovale è cambiato tutto. E non appena Mike Pompeo diventerà segretario di Stato al posto di Rex Tillerson, la linea nei confronti dell’iran dovrebbe diventare ancora più intransige­nte.

I sauditi hanno cominciato a sondare il nuovo leader americano il 21 maggio 2017, quando lo hanno ricevuto a Riad, tra danze con le spade e commesse militari.

Il mese scorso, a Londra, il segretario per l’energia Rick Perry ha avviato le trattative con i sauditi, sulla base della legge statuniten­se 123 che consente «il trasferime­nto di materiale nucleare ad altre nazioni» purché queste siano al passo con «nove criteri di non proliferaz­ione nucleare». L’arabia Saudita è tra i firmatari del Trattato cardine in materia. Ma adesso anche il principe bin Salman vuole le mani libere.

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Il presidente americano Donald Trump, 71 anni, durante un incontro bilaterale con il principe ed erede al trono saudita Mohammed bin Salman, 32, il 20 maggio 2017 a Riad
A Riad Il presidente americano Donald Trump, 71 anni, durante un incontro bilaterale con il principe ed erede al trono saudita Mohammed bin Salman, 32, il 20 maggio 2017 a Riad

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