Laura gettata nel pozzo dopo le coltellate Fermato il compagno
Siracusa, la ventenne era mamma di due bimbi piccoli Il dolore della sindaca: una ragazza dolcissima e solare
L’assassino l’ha accoltellata più volte e poi ha rovesciato il corpo in un pozzo artesiano, senza riuscire a gettarla fino in fondo, incastrata fra le lamiere, schiacciando il coperchio con forza su questa ragazza di vent’anni che nel suo paese, a Canicattini Bagni, fra Noto e Siracusa, tanti conoscevano e aiutavano.
A cominciare dalla sindaca che da anni seguiva Laura Petrolito, una bimba quando fu abbandonata dalla madre, cresciuta col padre, ancora indifesa tre anni fa al parto della prima figlia e considerata un soggetto da assistere non appena si apprese che attendeva l’altro bebè nato otto mesi fa. Frutto di una storia col nuovo compagno, Paolo Cugno.
Il ragazzo, portato ieri in caserma e interrogato per ore ed ore, è stato prima indagato e in tarda serata fermato con l’accusa di omicidio. Ancora da ricostruire nei dettagli la dinamica del delitto ma, stando a quanto hanno ricostruito i carabinieri coordinati dal colonnello Luigi Grasso, il compagno avrebbe ucciso Laura con un coltello trovato in un casolare poco distante dal luogo in cui è stato poi rinvenuto il cadavere.
A lanciare l’allarme sulla scomparsa di Laura era stato il padre, lavori saltuari fra edilizia e campagna. Cosciente dei litigi della coppia, preoccupato quando sabato sera non riusciva più a contattare la figlia che gli aveva lasciato il piccolo, mentre la bimba più grande era affidata alla nonna paterna. Il cellulare sempre muto. Una notte d’angoscia. Le ricerche all’alba. Setacciando i campi vicini. Fino a contrada Stallaini, a quattro chilometri dal paese, davanti a un casolare e al pozzo che celava l’orrore.
Le liti della coppia erano subito riecheggiate nelle chiacchiere dei social dove campeggia la pagina Facebook di Lauretta (come la chiamavano in tanti) con le sue foto, un messaggio d’amore per il padre e un post che riflette il travaglio interno: «Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere metti le mie scarpe... vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate... cadi dove son caduto io e soprattutto prova a rialzarti come ho fatto io».
Qualcuno ha anche raccontato di violenze però mai rimbalzate con chiarezza negli uffici dei Servizi sociali dove la sindaca Marilena Miceli parla di «una ragazza sfortunata, ma dolcissima e solare» ricordando di averla incontrata venerdì scorso con l’assistente sociale Lusi Scuderi: «Era serena. Sapevamo di un amore, diciamo così, litigarello, di qualche screzio come accade fra adolescenti, ma nulla di più. Se avesse avuto una preoccupazione reale ce lo avrebbe detto. Mai una denuncia...».
Che qualcosa non andasse per il verso giusto il padre lo aveva intuito da settimane, ma anche lui senza temere il peggio. Negli ultimi tempi se la ritrovava spesso in casa dove lei arrivava da quella in periferia dove viveva con il compagno.
Tanti vicini ricordano le «piccole liti», senza allarme, «senza mai pensare a cose drammatiche», giura un’inquilina ascoltata dagli inquirenti. Con i carabinieri fino a tarda ora impegnati nella ricostruzione di un evento che è il secondo femminicidio in quattro anni.
Come ricorda Carmelo G., uno studente allarmato: «Ma dove viviamo? Adesso è uno di noi ad uccidere. Quattro anni fa un rumeno accoltellò la moglie». Evoca quel sacrificio la sindaca: «Appena due settimane fa abbiamo messo una targa in piazza Dante in memoria di tutte le donne morte per mano violenta e ora non trovo parole...». Sorpresa come Tonia, la titolare del negozio di regali sul corso: «Chi l’avrebbe detto? Eppure Paolo sembrava innamoratissimo. Veniva a comparare spesso qui doni per Laura e per i bimbi».
Su Facebook «Prima di giudicare la mia vita metti le mie scarpe, vivi il mio dolore e i miei dubbi»