Corriere della Sera

Vigilante, l’ira della famiglia «Genitori complici dei figli»

Napoli, ucciso dai minori. «Perché li lasciavano in giro la notte?»

- (Kontrolab)

NAPOLI Ora che sono stati individuat­i e arrestati i suoi tre giovanissi­mi assassini, Francesco Della Corte — il metronotte cinquantun­enne aggredito a sprangate in testa nella notte fra il 3 e il 4 marzo e morto venerdì scorso dopo quasi due settimane di coma — merita un ricordo di com’era in vita, prima che finisse, suo malgrado e nel ruolo della vittima, al centro di un triste caso di cronaca.

Lo desiderano i suoi familiari, divisi tra il timore che la giovanissi­ma età e la piena confession­e degli assassini possano valere una pena attenuata, e il ricordo di un marito e un papà che in famiglia e dagli amici era chiamato il «gigante buono», per l’imponenza del fisico e la generosità del cuore.

Un uomo che al mattino, quando rientrava dal turno, se ne andava quasi ogni giorno a lavorare con il figlio maschio, Giuseppe, in un piccolo appezzamen­to di terreno che possedeva non lontano da casa e che era al tempo stesso la sua passione e il suo orgoglio, pure se anche lì, come nel lavoro di guardia giurata, la fatica era pesante.

Il sogno di Francesco era che quel pezzo di campagna diventasse un giorno una azienda agricola vera e propria e rappresent­asse il futuro La vicenda

● Un vigilante di turno alla metropolit­ana di Piscinola a Napoli, Francesco Della Corte, 51 anni, è stato ucciso nella notte tra il 2 e il 3 marzo, massacrato a bastonate. Della Corte è spirato all’alba di venerdì

● Tre minorenni (due 16enni ed un 17enne) hanno confessato l’aggression­e e sono ora nel carcere di Nisida

● I tre ragazzi volevano rubare la pistola del vigilante di Giuseppe. Come ogni padre, anche lui non aveva interesse maggiore che il bene dei suoi figli, Giuseppe, che ha 25 anni e Marta, che ne ha 21. E non voleva certo che il maschio seguisse la sua stessa strada. Ne conosceva troppo bene i rischi.

Sapeva che portare una pistola rappresent­a una protezione ma poteva fare di lui anche l’obiettivo di una rapina, perché un’arma per i delinquent­i è sempre un bottino prezioso. E sapeva che certi quartieri, come Piscinola, quello dove è stato aggredito, sono più pericolosi di altri. Ci andava perché quello era il suo lavoro, e ci andava da solo perché così avevano deciso i suoi superiori. Ma non ci andava volentieri. In servizio

Il vigilante Francesco Della Corte, 51 anni, ucciso a bastonate da tre minorenni

Certo però non pensava di finire un giorno massacrato da tre ragazzini che volevano rubargli proprio la pistola. Quei tre di cui oggi Marta scorre i profili Facebook e legge con rabbia messaggi affettuosi da parte degli amici. «Per me chi esprime solidariet­à si comporta al pari degli assassini», dice. E suo fratello Giuseppe se la prende anche con i familiari dei tre minorenni: «Come potevano consentire che i loro figli se ne

La vittima

Per gli amici era il «gigante buono»: era un uomo grosso e generoso con gli altri

andassero in giro alle 3 di notte? Mio padre non me lo ha mai permesso, ha sempre preteso che a una certa ora rientrassi a casa. Anche quei genitori hanno colpe, sono responsabi­li quanto i loro figli, anzi ne sono complici».

Eppure proprio dalla madre di uno degli arrestati arriva, rilanciata da alcuni siti internet, una dichiarazi­one fortissima: «Non volevo credere che avesse fatto una cosa così assurda. Ora gli ho detto che non mi vedrà più».

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Nuova ondata. Una bici a Friburgo: il gelo che la scorsa settimana ha colpito il Nord Europa ora arriva anche in Italia
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