Alina, 15enne d’oro «Ma vedo mamma due volte all’anno»
La campionessa russa e il prezzo del successo «Ho pochi amici, il ghiaccio per me è tutto»
Anche questa mattina, Alina Zagitova da Izevsk (capitale della Repubblica dell’udmurtia, Russia centro occidentale) non è andata a scuola. Ha infilato pattini, peluche e sogni in valigia, è decollata da Mosca e atterrata a Milano, dove da mercoledì tenterà l’impresa mai riuscita a nessuna bambina del mondo di Frozen. Vincere nell’arco di due mesi tre ori pazzeschi: europeo, olimpico (a Pyeongchang, un mese fa, mettendo in riga tutte le altre, Carolina Kostner compresa) e iridato. Questa è l’intervista a una millennial — 15 anni e 305 giorni — atipica.
Alina com’è organizzata la tua giornata a Mosca?
«Sveglia, allenamento sul ghiaccio, pranzo, lezioni di danza classica, palestra. La sera controllo i messaggi sul telefonino e svengo nel letto».
E la scuola?
«La mia scuola si chiama Sambo 70. Funziona così: frequento la 9a classe un giorno alla settimana, per il resto faccio da sola. La mia materia preferita è algebra, chimica e fisica non mi piacciono...».
È vero che vivi con la nonna? Che i tuoi genitori non li vedi mai?
«I miei sono rimasti a Izevsk con la mia sorellina Sabina, nonna si è trasferita a Mosca per vivere con me, con la gatta Iriska e i cincillà Dymka e Tatoshka. Nonna ha un nome tartaro difficile da scrivere: cucina per me, mi aiuta a fare i compiti, mi tiene compagnia. Mamma e papà, che è un coach di hockey, mi mancano moltissimo. Li vedo a Natale e d’estate».
Cosa ti manca di più in questa stramba vita da campionessa?
«Gli amici, uscire il sabato sera... Ogni minuto della mia giornata è programmato in funzione del pattinaggio. I vantaggi? Viaggiare, conoscere gente nuova. È la legge dello sport: solo i più forti prevalgono. Non ci vedo niente di male: a me la mia vita piace».
Nel 2017 vincevi il Mondiale junior, oggi sei la regina del ghiaccio: come spieghi un salto di qualità così netto in così poco tempo?
«C’è stato un periodo in cui non ero affatto disciplinata, poi ho capito che fidarmi del coach è tutto. Mi alleno con Evgenia Medvedeva, argento ai Giochi, e con le giovani russe più forti, già capaci di fare salti quadrupli come i maschi. L’asticella è altissima».
Il pattinaggio è sport cru- dele: nel 2014, all’olimpiade di Sochi, la bambina prodigio era Julia Lipnitskaia, oggi ritirata con problemi di anoressia. Non hai paura di fare la stessa fine?
«Non capisco perché vengo paragonata a lei. No, non ho paura perché Julia ed io abbiamo caratteri, destini e vite diverse».
La dieta stretta, però, è un obbligo.
«Il peso sul ghiaccio conta, certo, perché con i chili extra salti meno e non riesci ad eseguire certi elementi del programma. Sono alta 156 cm e mangio quasi tutto quello che mi piace. Mi mancano certi piatti della cucina tartara: il beliash, un pasticcio di carne, e il pirogi, con riso e frutta secca. La nonna li prepara nelle occasioni speciali ma io posso solo assaggiarli».
Dopo l’olimpiade di Pyeongchang sei diventata la cocca di Putin.
«Il presidente Vladimir Vladimirovich Putin ha ricevuto gli atleti reduci dalla Corea al Cremlino. Mi ha stretto la mano e mi ha detto: grazie, Alina. Ne ho approfittato per chiedergli una nuova pista perché un sacco di bambine vogliono diventare pattinatrici e ormai a Mosca siamo in troppe ad allenarci!».
In Corea la Russia era squalificata per lo scandalo doping e tu hai vinto l’oro più bello come atleta neutra: cosa hai pensato sul podio, mentre suonava l’inno del Cio?
«Ho chiuso gli occhi e ho cantato l’inno russo nella mia anima. Guarda le foto della mia faccia in quel momento: dicono tutto. Avevo paura di violare qualche regola, se l’avessi cantato ad alta voce. Poi ho scoperto che i ragazzi russi oro nell’hockey l’hanno fatto, senza paura».
Dove tieni l’oro olimpico?
«In un posto segretissimo. Quando lo guardo, mi vengono in mente gli infortuni, le malattie, le difficoltà: l’estate scorsa sono cresciuta 5 cm e non è stato facile adattare la mia pattinata alla nuova altezza. Ma ora tutto è alle spalle: sono campionessa olimpica e non temo più nulla».
A Milano tra le avversarie ritroverai Carolina Kostner,
Guardo la medaglia olimpica e penso agli ostacoli superati, non temo più nulla
Alina deve il suo nome a Alina Kabaeva (foto), 1 oro olimpico, 9 mondiali e 15 europei nella ginnastica ritmica dal ‘98 al 2003: «I miei genitori la ammirano — dice — e a me piace la sua determinazione».
31 anni, più del doppio dei tuoi. Quasi una zia...
«Un esempio per tutte noi, un record di longevità. La guardo e capisco quanto ama la sua disciplina».
I tuoi attori preferiti?
«Johnny Depp, Richard Gere e Svetlana Khodchenkova».
Il prossimo libro?
«Oltre a quelli di scuola, “My life’’ di Konstantin Korovin, pittore e scenografo impressionista russo».
Alina, sai già cosa farai da grande?
«Aprirò un ristorante giapponese a Mosca. Ma è presto per parlarne. Il mio lavoro, oggi, è pattinare senza errori e raccontare una storia a chi verrà a vedermi a Milano».