SERVE CREARE LAVORO NON ELARGIRE SUSSIDI
Caro direttore, negli anni dal 1960 al 1990 l’italia cresceva e attorno agli anni 60, se non sbaglio, si è parlato di boom economico. Ora le condizioni delle economie sono cambiate. La metà del mondo si è messa a produrre merci a basso prezzo che hanno invaso i nostri supermercati. Neanche un export di 440 miliardi di euro, +7% nel 2017, ha permesso all’italia di dare più lavoro e di ridurre la povertà. Ora si parla di reddito di cittadinanza e immigrazione, voci che secondo alcuni hanno inciso sul voto degli italiani. Però il problema è il lavoro: produrre, esportare far diventare il Paese più ricco per poi dividere la ricchezza prodotta, cercando di ridurre i disoccupati e la povertà. Io non penso che sia proprio facile.
NCaro signor Pagani, on è proprio facile, è il punto su cui si gioca il futuro del nostro Paese. L’italia è uscita dalla lunga crisi, durata quasi un decennio, con una riduzione pesante del prodotto interno lordo ma soprattutto con tanti posti di lavoro in meno. Per i giovani, nel Meridione, avere un’occupazione è un miraggio. Per tutti gli altri, nel resto d’italia, le occasioni sono spesso precarie e a termine. Sono a rischio le ragioni stesse di esistenza di un’intera generazione che si sente esclusa e che, soprattutto al Sud, ha dato un massiccio voto di protesta. Ci sono aziende, il Corriere ne ha riunite cinquecento di piccole e medie per il compleanno del settimanale l’economia, che hanno resistito, innovato e creato ricchezza e posti di lavoro. Se si può ripartire da un modello, questo è quello giusto. L’italia ha bisogno delle riforme e degli investimenti giusti per creare lavoro e non di misure assistenziali per elargire sussidi. Non ne abbiamo la possibilità, vista la situazione dei conti pubblici, ed è estremamente diseducativo: nessuno può pensare che esista una scorciatoia a carico dei conti pubblici. Ma se è così al nuovo governo, sperando che arrivi, si deve chiedere di creare l’ambiente giusto (in termini di Fisco, burocrazia, competizione e regole) perché finalmente la crescita sia stabile e porti occupazione.