Michielin: «Bisogna avere il coraggio di essere teneri»
MILANO Un inno a essere teneri, a recuperare il contatto fisico, a riscoprire la vera comunicazione. Francesca Michielin ha inaugurato il suo tour senza paura di lanciare messaggi genuini in un mondo sempre più virtuale. E il Fabrique di Milano l’ha accolta con una folla a perdita d’occhio che ha cantato con lei l’intera scaletta di oltre 20 brani.
Quasi due ore di musica in cui la ventitreenne bassanese ha ripercorso la sua discografia muovendosi fra basso, tastiera, percussioni ed effetti elettronici, dando ampio spazio al nuovo disco «2640»: a fare da scenografia, opera di Giò Forma, il suo logo fatto di tre triangoli colorati, simbolo del vulcano, del mare e della montagna. E proprio sul singolo «Io non abito al mare» è esploso il primo vulcano: «Questa canzone parla di tenerezza, un sentimento che viene spesso censurato perché se sei tenero sembri uno sfigato — ha detto Francesca al suo pubblico, fatto di ventenni come lei, ma anche di bambini e genitori —. Per me non è così, quindi vi invito ad abbracciarvi».
Un invito che trasferisce dal palco al web, spiega dopo il concerto: «La Rete ci ha creato un sacco di complessi, siamo continuamente esposti. Ma io credo che quello che rimane non siano l’apparenza o l’aggressività, credo si debba avere il coraggio di essere teneri». Il recupero della tenerezza, sostiene, passa anche dal recupero dell’analogico, con un ideale ritorno agli anni ‘90 che si percepisce sia negli arrangiamenti live sia nel telefonino che compare nel video del nuovo singolo «Bolivia», in uscita domani. «Tutto il disco è un elogio dell’analogico perché abbiamo bisogno di contatto. Io continuerò sempre a comprare i dischi fisici perché la musica è come una mela biologica, è un lavoraccio e va sostenuta».
L’universo di Francesca Michielin è fatto di piccole-grandi verità, di mele biologiche e di «vulcanini», come ha soprannominato i suoi brani. Dal vivo ne ha accesi tanti, rivisitando hit come «Distratto» o «Nessun grado di separazione» e lanciandosi nella cover rap «personalizzata» di «Monster» di Kanye West. Chiusura con «Tapioca» e bis con l’attesissima «Vulcano». Poi, un bis-bis acustico accanto al mixer, fra la folla.
Francesca ci tiene a stringersi ai fan e loro la ripagano: altre quattro città la aspettano con un tutto esaurito, mentre nelle prossime date arriveranno anche gli ospiti, da Mecna, a Ghemon, a Tommaso Paradiso: il vulcano continua.