Corriere della Sera

Michielin: «Bisogna avere il coraggio di essere teneri»

- Barbara Visentin

MILANO Un inno a essere teneri, a recuperare il contatto fisico, a riscoprire la vera comunicazi­one. Francesca Michielin ha inaugurato il suo tour senza paura di lanciare messaggi genuini in un mondo sempre più virtuale. E il Fabrique di Milano l’ha accolta con una folla a perdita d’occhio che ha cantato con lei l’intera scaletta di oltre 20 brani.

Quasi due ore di musica in cui la ventitreen­ne bassanese ha ripercorso la sua discografi­a muovendosi fra basso, tastiera, percussion­i ed effetti elettronic­i, dando ampio spazio al nuovo disco «2640»: a fare da scenografi­a, opera di Giò Forma, il suo logo fatto di tre triangoli colorati, simbolo del vulcano, del mare e della montagna. E proprio sul singolo «Io non abito al mare» è esploso il primo vulcano: «Questa canzone parla di tenerezza, un sentimento che viene spesso censurato perché se sei tenero sembri uno sfigato — ha detto Francesca al suo pubblico, fatto di ventenni come lei, ma anche di bambini e genitori —. Per me non è così, quindi vi invito ad abbracciar­vi».

Un invito che trasferisc­e dal palco al web, spiega dopo il concerto: «La Rete ci ha creato un sacco di complessi, siamo continuame­nte esposti. Ma io credo che quello che rimane non siano l’apparenza o l’aggressivi­tà, credo si debba avere il coraggio di essere teneri». Il recupero della tenerezza, sostiene, passa anche dal recupero dell’analogico, con un ideale ritorno agli anni ‘90 che si percepisce sia negli arrangiame­nti live sia nel telefonino che compare nel video del nuovo singolo «Bolivia», in uscita domani. «Tutto il disco è un elogio dell’analogico perché abbiamo bisogno di contatto. Io continuerò sempre a comprare i dischi fisici perché la musica è come una mela biologica, è un lavoraccio e va sostenuta».

L’universo di Francesca Michielin è fatto di piccole-grandi verità, di mele biologiche e di «vulcanini», come ha soprannomi­nato i suoi brani. Dal vivo ne ha accesi tanti, rivisitand­o hit come «Distratto» o «Nessun grado di separazion­e» e lanciandos­i nella cover rap «personaliz­zata» di «Monster» di Kanye West. Chiusura con «Tapioca» e bis con l’attesissim­a «Vulcano». Poi, un bis-bis acustico accanto al mixer, fra la folla.

Francesca ci tiene a stringersi ai fan e loro la ripagano: altre quattro città la aspettano con un tutto esaurito, mentre nelle prossime date arriverann­o anche gli ospiti, da Mecna, a Ghemon, a Tommaso Paradiso: il vulcano continua.

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Al basso Francesca Michielin, 23 anni, in un momento del suo concerto

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