Le mosse di Rino, con un Silva in più Così il Milan vince anche faticando
Chievo avanti, gol di Cutrone (con la Var) e del portoghese. Gattuso passa al 3-5-2
MILANO Tutto meno che facile. Ma tutto, più o meno, previsto da Rino Gattuso. Il Milan è stanco, nelle gambe e nella testa, perché la rincorsa senza possibilità di sbagliare comincia a chiedere il conto a un gruppo spremuto, per il quale la sosta arriva preziosissima. Solo così si può spiegare come la banda Gattuso abbia rimesso in partita un Chievo per 20’ inesistente, quando era già andata in vantaggio di un gol, con Calhanoglu, sempre più letale, (grande accelerazione con cross di Kessie, Sorrentino devia ma sui piedi del turco).
Ma questo Milan non muore mai. Fino a non molto tempo fa passare in svantaggio equivaleva a una sentenza di condanna. Adesso si può anche prendere due gol in due minuti (Stepinski e Inglese, nona rete, capitalizzano la fase di gioco in cui il Chievo, schierato con il 4-4-2, riesce a sfruttare meglio le fasce), chiudere il primo tempo sotto (nel 2018 non era mai successo), ma riprendere in mano la partita. Come già a Marassi una settimana fa, il Milan cerca fino in fondo i tre punti e li ottiene con lo spirito da indomabile, ma anche con le mosse del suo allenatore. Così, i protagonisti della vittoria (la quinta di fila: non succedeva da quattro anni), faticosa, fradicia, pesante contro il Chievo, sono tre: il primo è ancora André Silva, il portoghese che si starà interrogando su come è strana la vita, visto che due settimane fa era un caso e ora può diventare un titolare. Al Genoa aveva segnato il suo primo gol in A nel recupero, ieri si è svegliato prima (mancavano 8 minuti al 90’) ed è stato ancora decisivo: su angolo di Calhanoglu, ha sfruttato un rimpallo di Jaroszynski e da pochi metri ha bucato Sorrentino. Sono sei punti in due settimane. E un balzo nelle gerarchie degli attaccanti, visto che Kalinic si è complicato la vita da solo.
E qui si arriva al vero protagonista della giornata: Gattuso. La mossa di non convocare lo svogliato Kalinic, reo di un allenamento sotto tono (in fondo a una stagione sotto tono, con soli quattro gol) in caso di sconfitta contro un Chievo in serie negativa (9 cadute su 11) e che fin qui a San Siro aveva sempre perso (13 volte) o pareggiato (2), gli si sarebbe ritorta contro. Invece, a Gattuso riesce tutto, dal momento che, senza Kalinic, segnano gli altri due attaccanti: se Silva mette il sigillo finale, è Cutrone che trova il pareggio (ribatte la respinta di Sorrentino su gran tiro di Biglia). E la sua punizione esemplare ora avrà il potere di tenere tutti sulla corda. Ma Gattuso azzecca soprattutto i cambi durante la partita: è il passaggio al 3-5-2 (a tratti 3-3-4), quando la gara è sul 2-2, che porta al fruttuoso assedio finale: Gattuso toglie infatti Borini (male, ieri, da terzino, e il ritorno di Conti in panchina appare quanto mai utile) per inserire appunto Silva. «Il pareggio non ci serviva a nulla», ha detto Ringhio. Anche qui, giusto.
Infine, il terzo protagonista di giornata: la Var. Perché il gol del pari di Cutrone era stato annullato per fuorigioco dall’arbitro Mariani che poi in tv ha visto che Jaroszynski teneva in gioco tutti. E perché, sempre con la Var, viene assegnato un rigore nel finale a Calhanoglu, su fallo di mano di Tomovic, che Kessie però sbaglia. L’europa (in questo) è lontana. Ma l’europa, nel senso della Champions, resta un obiettivo, con l’inter ancora a +5, e un derby da giocare.