Il patto della Sanremo tra i complici Nibali e Sagan
Pasta al sugo e tagliata di manzo con patate in trattoria per il vincitore e la sua squadra. Cena elegante per il grande battuto e il suo clan. Sabato sera a Sanremo, seduti a poche centinaia di metri l’uno dall’altro prima di tornare a Lugano e Montecarlo, Vincenzo Nibali e Peter Sagan si sono scambiati messaggi tra un piatto e un altro.
«Sono contento che hai vinto tu» ha scritto il campione del mondo, ribadendo poi ciò che aveva detto dopo il traguardo ai cronisti: «Nibali è un corridore con le palle, la Sanremo se l’è meritata». «Sagan — spiega Roberto Amadio, che cenava con lo slovacco che lanciò nel professionismo nella Liquigas, di cui era manager — ama chi come lui interpreta ogni corsa come una sfida e non come un lavoro dove basta timbrare il cartellino. Abbiamo rivisto assieme sul telefono l’azione di Vincenzo sul Poggio e Peter l’ha ammirata moltissimo. La Sanremo è tra le corse che Peter desidera di più ma non ha fatto nulla per andare a prendere Nibali quando è partito. L’ha aiutato? Diciamo che ha rispettato il suo coraggio».
In Liquigas, tra 2006 e 2012, siciliano e slovacco hanno debuttato e sono cresciuti come professionisti. «Anche se con caratteri diversissimi — spiega Paolo Slongo, coach di Nibali e all’epoca di Sagan — i due hanno coerenza e valori sovrapponibili. Dicono quello che pensano, non si fanno problemi ad andare controcorrente se lo trovano giusto. Tra quindici giorni Vincenzo correrà il Giro delle Fiandre senza mai aver provato un muro in vita sua: lo farà dando il 110% di se stesso. Peter nei tapponi di montagna del Tour non si trascina mai nel gruppetto dei velocisti ma va spesso in fuga nella parte iniziale e poi magari fa il clown in salita per salutare il pubblico». Ancora Amadio: «Entrambi hanno, istintivamente, un modo di correre che risveglia il pubblico dalla sonnolenza in cui è precipitato un ciclismo troppo programmato. Peter lo fa vincendo uno sprint impossibile o saltando uno spartitraffico a 60 all’ora, Vincenzo conquistando la Sanremo in un modo che molti di noi ormai ritenevano impossibile. Dobbiamo ringraziarli di esistere».