«Lo Stato Social»: come analizzare le elezioni nell’era digitale
L e ultime elezioni sono state vinte da Matteo Salvini e Luigi Di Maio grazie ai social media. Questa l’avvincente tesi, anche se un po’ temeraria, del programma «Lo Stato Social. Le elezioni come non si sono mai viste» (Sky Atlantic e Sky Tg24, domenica, ore 21.15). Davvero le cose sono andate così, davvero la politica è in mano ai social media manager, ai social media strategist, davvero la soluzione vincente è trasformare i like in voto?
Nelle elezioni del 2018 c’è stata un’altra piazza capace di influenzare il voto: quella dei social network. Una piazza virtuale dove i leader di partiti e di coalizioni si sono sfidati a colpi di smartphone. Un palcoscenico inedito per alcuni e collaudatissimo per altri. Realizzato da Ladybug Entertainment, scritto e diretto da GJ Squarcia (dobbiamo leggere gigei squarcia?), «Lo Stato Social» affronta e analizza le elezioni nell’era digitale.
Attraverso interviste ai protagonisti e piccole storie di giovani al primo voto, il documentario ricostruisce le tappe dei 65 giorni che hanno rivoluzionato la scena politica. Dunque, i veri protagonisti di queste ultime elezioni sono stati Facebook, Twitter, Instagram? Sono state le loro logiche comunicative (comprese le fake news) a cambiare le carte in tavola? Sono stati i «nativi digitali» a spostare gli equilibri? Non sono convinto di questa ipotesi, forse bisogna tener conto anche delle fasce di età, delle aspettative, onde emotive se non irrazionali, che si generano nei votanti (Trump, Brexit…), del ruolo che la tv generalista ha giocato nei confronti del pubblico più anziano (come dimenticare il ruolo di Rete4 che ha spinto la sua audience nelle braccia di Salvini?), dei talk show.
Documentario interessante, comunque, nella speranza che la democrazia non si trasformi in algocrazia, il governo degli algoritmi in grado di influenzare i nostri comportamenti. Volenti o nolenti.