Corriere della Sera

Il lungo viaggio dei ragazzi del nostro Sud

Oggi chi lascia il Meridione ha talenti e lauree

- di Dario Di Vico

Potremmo definirla la meglio gioventù del Sud. Sono ragazze e ragazzi che sognano di trovare un lavoro. Per questo si sottopongo­no anche a 13 ore di pullman per partecipar­e a uno dei concorsoni, come raccontato nella video-inchiesta sul sito del Corriere.

Potremmo definire la protagonis­ta della video-inchiesta di Antonio Crispino come la meglio gioventù del Sud. Sono ragazze e ragazzi che sognano ad occhi aperti di cominciare a lavorare, che non hanno timore a sacrificar­si per sfruttare ogni piccola occasione e che però si tengono ben al di qua del rancore. I loro racconti vanno presi molto sul serio e dipingono un paesaggio socio-economico fatto di lavoretti sovente in nero, di sale scommesse, di chiamate all’ultimo momento per sostituire un assente. Sul versante privato conosciamo 33enni costretti a vivere ancora in famiglia, giovani coppie obbligate a rinviare sine die i loro progetti di vita, ragazze che sono tornate dall’estero e si sono pentite.

Sono laureati in Scienze infermieri­stiche e colleziona­no concorsi pubblici (persino fino a quota 15!) quasi sempre al Nord, viaggiano tutta la notte in bus per risparmiar­e sui costi e il giorno dopo magari corrono il rischio di addormenta­rsi sui banchi dell’esame. Il loro resta comunque un viaggio della speranza ma è facile che in successive puntate si trasformi in un viaggio della disperazio­ne. Il precariato giovanile non è una prerogativ­a del Meridione d’italia, esiste anche al Nord ma statistica­mente non c’è paragone tra le possibilit­à di trovare un lavoro nelle regioni padane rispetto ai territori a sud del Lazio. Questi ragazzi lo sanno e perciò si sottopongo­no a 16 ore di pullman per accedere a passo di corsa al concorsone di turno, giusto il tempo di «darsi una sciacquata alla faccia». In tempo di migrazioni bibliche da un continente all’altro potrà sembrare anacronist­ico focalizzar­e gli spostament­i da 700 o mille chilometri ma per la responsabi­lità che abbiamo, se non altro come adulti, non possiamo certo voltarci all’indietro.

Il flusso di giovani talentuosi e speranzosi verso le regioni settentrio­nali è in costante crescita. I numeri non sono paragonabi­li alle grandi migrazioni degli anni 60 e 70 che spostarono 4 milioni di persone, ma allora lasciavano il Sud disoccupat­i che non avevano studiato o persino analfabeti, oggi se ne vanno gli studenti con i voti più alti, che hanno frequentat­o il liceo e hanno alle spalle famiglie con un buon reddito. La meglio gioventù che sarebbe dovuta diventare la nuova classe dirigente meridional­e capace di innervare le Amministra­zioni pubbliche, gli enti locali, i corpi intermedi e la politica. Se ne vanno giovani diplomati che si iscrivono nelle università del Nord per essere più vicini a un mercato del lavoro più ricco, se ne va anche chi si laurea al Sud e non trova sbocchi adeguati in loco. È un drenaggio di talenti e risorse intellettu­ali che non avviene negli stessi termini all’interno di nessun altro Paese europeo e finisce per lasciare stremati i territori di origine. E così, anche per questa via, la società del Sud finisce per sprofondar­e. A sud di Roma l’industria esiste, ci sono presidi di competenza e di manufactur­ing — come si dice — più che rilevanti ma tutto attorno rischia di esserci un deserto. Di speranze, di motivazion­i, di mancato ricambio, di società civile. Persino le nascite, che erano una prerogativ­a del Meridione, sono in costante ribasso e si fanno meno figli che nel Centro-nord.

Dopo i risultati del 4 marzo si è aperta una riflession­e sul voto meridional­e pressoché monopolizz­ato dai Cinque Stelle, una riflession­e che non va chiusa sommariame­nte. Come hanno scritto sul Corriere Lucrezia Reichlin e Francesco Drago è sbagliato operare una sbrigativa reductio ad unum e catalogare il voto come un’unica grande richiesta di assistenzi­alismo. Anche società che retrocedon­o e si spezzano presentano una loro segmentazi­one/complessit­à e non c’è altra strada che analizzare la domanda che viene dal basso con la doverosa attenzione. Se vogliamo, infatti, che i ragazzi dell’inchiesta di Crispino restino ancora al di qua del rancore dobbiamo formulare le domande giuste e provare a dare delle prime risposte. Di sicuro non si può che partire dal lavoro, l’idea di finanziare il suo contrario — il non-lavoro — non credo possa portare molto lontano e non è nemmeno detto che fermi la diaspora. I migliori e i coraggiosi preferiran­no comunque andarsene.

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 ??  ?? In autobus Dall’alto verso il basso, ecco alcuni dei concorsist­i meridional­i che hanno raccontato la loro storia e le loro speranze nel videorepor­tage realizzato da Corriere.it: Maria Rosaria Lauria di Potenza, Igor Palumbo di Grottamina­rda...
In autobus Dall’alto verso il basso, ecco alcuni dei concorsist­i meridional­i che hanno raccontato la loro storia e le loro speranze nel videorepor­tage realizzato da Corriere.it: Maria Rosaria Lauria di Potenza, Igor Palumbo di Grottamina­rda...
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