Corriere della Sera

Da Fedriga a Bernini, da Bongiorno a Fico La caccia ai nomi

- di Dino Martirano e Alessandro Trocino

ROMA L’asse tra M5S e Lega per le presidenze delle Camere scricchiol­a ma non si spezza. Mancano soltanto tre giorni alle sedute inaugurali del Parlamento e lo schema di accordo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini rischia il logorament­o ma ora potrebbe avere il placet di Silvio Berlusconi nonostante le forti resistenze dei colonnelli di Forza Italia che non hanno gradito gli attacchi contro Paolo Romani, il loro candidato naturale per la presidenza del Senato. Solo che, a sorpresa, lo schema potrebbe invertirsi e ai grillini, invece della Camera, potrebbe andare il Senato, si vocifera di una donna, mentre alla Lega andrebbe Montecitor­io.

Matteo Salvini — che ieri mattina si aggirava nei corridoi della Camera e che in serata era già a Udine per sostenere la candidatur­a comune di Renzo Tondo alle regionali — ha avuto una «cordiale telefonata» con Berlusconi: si è deciso di tenere un nuovo vertice di coalizione, domani a Roma, al quale parteciper­à anche Giorgia Meloni. Al suo staff, Salvini ha ripetuto che con i grillini nulla è definito: né i nomi per le presidenze, né «chi va dove»: e questo vorrebbe dire che la Lega non ha indicato Giulia Bongiorno in alternativ­a a Roberto Calderoli per il Senato, «come scrivono i giornali»; anzi, il partito di Salvini potrebbe cambiare le carte messe in tavola da Di Maio («Al M5S spetta la Camera») e puntare su due nomi pesanti, Giancarlo Giorgetti e Massimilia­no Fedriga, per Montecitor­io.

La strategia del Movimento passa sempre per un accordo con la Lega. Se i 5 Stelle ottenesser­o la Camera, i nomi più probabili sono Riccardo Fraccaro o Roberto Fico. Se fosse una donna, potrebbe essere Laura Bottici, già questore. Se invece la coalizione di centrodest­ra desse il via libera a un esponente azzurro al Senato, i 5 Stelle potrebbero non mettersi di traverso. Perché il meccanismo di elezione prevede che dal quarto voto scatti il ballottagg­io. A quel punto i 5 Stelle, che in via ufficiale difficilme­nte darebbero il via libera a Forza Italia, potrebbero dare una mano, nel segreto dell’urna, al candidato azzurro. Che potrebbe essere Anna Maria Bernini oppure Maurizio Gasparri. La prospettiv­a di un governo con la Lega è difficile e quasi impraticab­ile, ma meno delle altre. E quando Di Maio dice che «dei ministri si parla con il presidente della Repubblica, dei temi si parla con i partiti politici», conferma una disponibil­ità alla trattativa. A quanto risulta, la squadra di governo annunciata può cambiare in toto (anche per ministri tecnici), mentre resta intoccabil­e il ruolo di premier per Di Maio. Che ieri ha incontrato i neoeletti.

Ilaria Loquenzi, capo della Comunicazi­one del Senato, ha spiegato ai senatori, bontà sua: «Potete parlare ai giornalist­i, magari senza addentrarv­i nelle alleanze». Un senatore decisament­e anti Carroccio come Matteo Mantero, in fila per la registrazi­one, non si addentra, ma dà qualche indizio: «In Liguria i leghisti hanno spolpato la sanità. Ma sui temi si può ragionare con chiunque».

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