Corriere della Sera

Salvini star a Udine tra i trattori schierati: lasciatemi lavorare

- di Alessandro Zuin

Come ai bei tempi della battaglia mai rinnegata contro le quote latte, uno schieramen­to di trattori da parata accoglie il capo Matteo Salvini davanti alla sede regionale della Lega friulana, qualche chilometro a nord di Udine.

Questa volta i movimentis­ti non ce l’hanno con i tecnocrati di Bruxelles, che pure rimangono al centro di ogni cattivo pensiero. Oggi i cartelli sono tutti pro: pro Fedriga per la precisione, nel senso di Massimilia­no detto Max, deputato e segretario nazionale, l’uomo che ogni leghista a est del Tagliament­o vorrebbe vedere candidato alla presidenza della Regione.

Perché qui, in Friuli Venezia Giulia, le elezioni non sono mica finite. Il 29 aprile si vota per il nuovo governator­e dell’era post-serracchia­ni (oltre che per il nuovo sindaco di Udine). Quindi l’atmosfera è ancora elettrica e il centrodest­ra punta dritto a ribaltare gli attuali assetti di governo locale, in mano al centrosini­stra. Il capo lo sa e viene a Udine per caricare e sopire allo stesso tempo: alle Politiche la Lega ha fatto il botto, un elettore su quattro (26%) ha scelto Salvini, la platea gremita del Teatro Palamostre di Udine scandisce a ritmo Fe-dri-ga Fe-dri-ga, ma accordi superiori hanno promesso la candidatur­a per la Regione a un prescelto da Forza Italia. Nello specifico, a quel Renzo Tondo che già governò a Trieste prima di Serracchia­ni. «I patti vanno mantenuti ma sono qui per ascoltare tutti — promette ecumenico Salvini, che prima di presentars­i in teatro si è chiuso in conclave per un paio d’ore con i colonnelli friulani —, datemi ancora qualche ora per decidere. Mi piace il gioco di squadra ma io quando gioco voglio vincere». Il concetto, si capisce, vale anche per la partita più grande, quella che riguarda il governo nazionale. «Lasciatemi lavorare — scandisce Salvini, ben sapendo di utilizzare un verbo particolar­mente gradito alla platea friulana — perché è proprio dal lavoro che noi vogliamo partire. Che non è, sia ben chiaro, quello degli stage non retribuiti o dei contratti capestro con le finte cooperativ­e che pagano 2 euro l’ora, come abbiamo visto troppe volte in questi anni. Questo è lavoro da cancellare al più presto, come va cancellata la legge Fornero sulle pensioni». Il suo popolo, che è composto anche da molte teste grigie, approva vistosamen­te.

Il capo sa quali corde vanno toccate. Primo affondo: «Vi pare che potremmo metterci tutti assieme per fare un governicch­io che duri un anno?». Ruggisce la platea udinese: Mai! Secondo colpo a effetto: «Ho fatto per iscritto i compliment­i a Putin per la sua rielezione, ribadendo che le sanzioni economiche alla Russia sono una follia che danneggia gravemente le nostre imprese». Rombo di battimani.

E poi il gran finale: «Sono pronto ad andare a piedi fino a Catania, per stringere la mano a quel procurator­e che ha fatto sequestrar­e una nave per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. Finalmente, si vede che in Italia l’aria sta cambiando».

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Il leader della Lega Matteo Salvini, 45 anni, ieri durante il suo intervento al Teatro Palamostre di Udine
(Cavicchi/ Lapresse) Sul palco/1 Il leader della Lega Matteo Salvini, 45 anni, ieri durante il suo intervento al Teatro Palamostre di Udine

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