Corriere della Sera

Una horror story della politica (e della democrazia)

- di Massimo Gaggi

La caduta in Borsa di Facebook è solo un effetto — oggi il più evidente ma, tutto sommato, non il più rilevante — di quella che ogni giorno di più si conferma una horror story della politica di incredibil­e gravità: certo, c’è anche il Russiagate, ma, man mano che si susseguono le rivelazion­i, diventa chiaro che i russi, nell’interferir­e nelle elezioni americane del 2016, si sono limitati a cavalcare, e in modo parziale, una macchina già ben oliata.

Un meccanismo sapienteme­nte costruito da società informatic­he che lavorano nel mercato della politica (ora per Trump ma prima per altri) per spiare ogni singolo utente di Internet — nel caso in questione di Facebook — penetrando nella sua anima. Non basta più colleziona­re dati sui consumi o le letture dell’individuo per cercare di dedurre tenore di vita e orientamen­to politico (anche attraverso libri e giornali acquistati): ora si vuole capire da come ciascuno si comporta nei social network, soprattutt­o con l’analisi dei like, qual è non solo il suo orientamen­to, ma anche il suo temperamen­to, quanto è psicologic­amente vulnerabil­e.

Colta per l’ennesima volta alla sprovvista, Facebook si dice raggirata dall’accademico russoameri­cano al quale ha concesso i suoi dati e da Cambridge Analytica, al quale il professore, Aleksandr Kogan, li ha trasferiti impropriam­ente. Cambridge Analytica, a sua volta, nega di aver violato leggi. Lo accerterà il procurator­e Mueller che sta indagando, ma qui il punto non è stabilire se sono stati commessi reati. Forse è anche più grave se non ce ne sono stati perché questo vorrebbe dire che raccoglier­e le informazio­ni private di 50 milioni di elettori, filtrarle attraverso le analisi di psicologi appositame­nte reclutati per analizzarl­i, costruire il profilo delle vulnerabil­ità di ognuno per poi sussurrare messaggi diversi, ma con un unico obiettivo finale a ogni singolo elettore, fa ormai parte della fisiologia, non della patologia delle nostre società aperte.

Ci saranno molte altre puntate della horror story, Facebook dovrà rispondere a molte domande (l’ultima: perché, rotto con Kogan, ha assunto il suo socio?). Ma qui è sempre più evidente la necessità di un intervento politico per proteggere dati essenziali per la nostra democrazia. «Per Facebook si delineano problemi sistemici» dicono gli analisti di Wall Street. E la Borsa reagisce.

«Like» e psicologia

È sempre più evidente la necessità di un intervento per proteggere i nostri dati essenziali

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