«Voglio solo parlarti» Imma, uccisa dal marito che stava per lasciare
Napoli, spari davanti alla scuola della figlia. Poi la fuga
TERZIGNO (NAPOLI) Pasquale aveva scritto venti lettere mentre maturava il proposito di ammazzare sua moglie Imma. Molte erano indirizzate alla figlia, che ha reso orfana a otto anni, una a un amico, un’altra quasi una confessione preventiva, l’annuncio di volersi «fare giustizia da solo». Venti lettere che non ha mai spedito e che ieri i carabinieri hanno trovato nella casa dove fino a quindici giorni fa Pasquale Vitiello, 36 anni, Imma Villani (31) e la loro bambina vivevano tutti insieme e dove ora era rimasto lui da solo.
Imma se n’era andata agli inizi di marzo, dopo l’ennesimo litigio con il marito e quella volta anche con la suocera. Urla, insulti, spintoni, e la madre di Pasquale addirittura avrebbe messo le mani al collo della nuora. Che a quel punto prese la figlia e si chiuse alle spalle la porta di casa, decisa a non tornarci mai più. La prima tappa la fece in caserma, per denunciare marito e suocera (che un paio di giorni dopo avrebbe a sua volta presentato una controquerela), poi se ne andò a casa del padre, vedovo da qualche anno, e della sua nuova compagna. E nei giorni successivi fece arrivare a Pasquale, tramite un avvocato, la richiesta di separazione consensuale. La pratica era avviata, anche lui si era rivolto a un legale, bisognava concordare i dettagli.
Sola con la sua bambina, libera dalle tensioni che c’erano in casa e dalle scenate di gelosia del marito, Imma si sentiva come se avesse ripreso a vivere. Invece aveva cominciato a morire. Pasquale non parlava, non minacciava. La mattina da Terzigno andava a Pomigliano d’arco, dove lavorava come coordinatore in una impresa che cura le pulizie negli impianti dell’alenia, e quando tornava a casa si metteva a scrivere. La sera andava a cenare dai genitori, che abitano accanto, e poi tornava a compilare lettere.
Nel frattempo, però, si era anche procurato una pistola, e ieri mattina ha deciso che era arrivato il momento di usarla. In motorino ha raggiunto la scuola di sua figlia. Ha visto da lontano la moglie arrivare in macchina (insieme a una parente, perché lei aveva un braccio infortunato e non poteva guidare), l’ha vista scendere con la bambina e insieme entrare nel cortile della scuola, e dopo qualche minuto l’ha vista uscire da sola. E mentre lei, dopo aver salutato un’amica, stava per rimettersi in macchina le si è avvicinato. «Per parlare», le ha detto, convincendola così a fermarsi. E invece era per ammazzarla. Perché le parole sono durate pochissimo, e quando le persone che erano lì intorno si sono girate per capire che cosa fosse stato quel rumore secco, nemmeno tanto forte, che avevano avvertito, hanno visto Imma cadere a terra e Pasquale allontanarsi sullo scooter grigio con il quale era arrivato fin lì.
Allontanarsi e sparire. Perché finora non sono serviti i posti di blocco, le ricognizioni in elicottero, i controlli presso amici e parenti e tutte le altre ricerche fatte dai carabinieri. Se è in fuga, Pasquale aveva programmato anche quella, perché sembra veramente svanito nel nulla. Se invece non è in fuga, allora vuol dire che i lutti in questa storia non sono ancora finiti.