Corriere della Sera

«Caro papà, avrei voluto dirti auguri e grazie»

- Lara P.

Ciao papà, quest’anno per la prima volta non ho potuto telefonart­i verso l’ora di pranzo, immaginand­oti seduto a capotavola. È sempre stato il tuo posto, anche se negli anni hai dovuto accettare di restare solo con mamma, dopo che tutti noi i figli, uno dopo l’altro, siamo andati via. Sopra ogni cosa ieri desideravo poterti telefonare per dirti ancora «ciao papà, auguri: oggi è la tua festa» e risentire la tua voce, ormai da tempo sempre più stanca, risponderm­i: «Grazie Bubino». Così mi chiamavi quando ero piccola. E subito dopo, a ogni telefonata, chiedevi «Come state voi?». Mi manchi tanto! Ogni giorno rivedo la tua immagine e penso a quanto hai dato a me, ai miei fratelli e a chiunque ti chiedesse qualcosa: aiutavi sempre! Ripenso alle tue tante ore di lavoro per non farci mancare nulla e per farci studiare, e a quanto tempo hai passato a parlare con noi. Ci hai insegnato la correttezz­a, il valore della cultura, il rispetto degli altri, l’amore per la famiglia e la natura. Sei stato un padre anche severo, ma ci hai sempre guidato e sostenuto e amato. Ma ieri non ho potuto nemmeno telefonart­i, né venire da te. Oltre a farti gli auguri per la festa del papà e a dirti «ti voglio bene», avrei voluto dirti «grazie papà».

In occasione della festa del papà, la lettrice invia al padre morto da poco, i ringraziam­enti per quanto ha fatto per i figli, oltre ai tradiziona­li auguri

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