Corriere della Sera

Tim, la linea morbida di Elliott Genish verso la conferma

L’assemblea di aprile non deciderà sulla rete e sulle azioni di risparmio

- Federico De Rosa

Elliott adotta la linea «morbida» su Tim. Dopo aver presentato la richiesta di integrazio­ne dell’ordine del giorno della prossima assemblea, con la revoca e sostituzio­ne di sei consiglier­i, il fondo Usa non intendereb­be fare altri passi, almeno non nell’immediato. Prima la governance, poi il resto. Il termine per presentare richieste di integrazio­ne scade oggi e, a quanto si capisce, la proposta di conversion­e delle azioni di risparmio in ordinarie e quella di scissione proporzion­ale della rete non saranno oggetto di discussion­e nell’assemblea del prossimo 24 aprile. Entrambe le ipotesi, insieme alla governance da public company, per adesso hanno una valenza «programmat­ica», ovvero si tratta di indicazion­i su ciò che intende fare Elliott se riuscirà a togliere a Vivendi il controllo del consiglio di Tim.

Gli azionisti, quindi, dovranno solo decidere se modificare l’assetto del board sostituend­o sei manager indicati da Vivendi con altri sei indicati dal fondo Usa. Il resto verrebbe dopo, una volta costruito il percorso e il consenso. A quanto si dice, Elliot potrebbe confermare l’attuale assetto di management, e quindi il ceo Amos Genish. Nella lista di nomi presentata per il consiglio di Tim, il fondo Usa non ha indicato candidati per il ruolo di amministra­tore delegato. C’è Luigi Gubitosi, che è stato amministra­tore delegato di Wind, ma al momento è impegnato come commissari­o nel risanament­o di Alitalia. Nell’immediato quindi non sarebbe disponibil­e.

Genish è apprezzato del mercato e ha le capacità per portare avanti il piano di Elliot. Ma serve una piena condivisio­ne con il fondo Usa e il manager ha già fatto sapere che se Elliott dovesse vincere in assemblea lui si dimettereb­be. Ma manca più di un mese e tutto può ancora accadere. Di certo Elliott non ha pregiudizi su una riconferma.

Quanto alla strategia dei «piccoli passi», ci sono anche ragioni tecniche alla base della decisione di articolare la manovra in più passaggi. Il deconsolid­amento della rete, per esempio, richiede almeno un anno di tempo. Inoltre per essere approvate, sia lo scorporo della rete sia la conversion­e delle azioni di risparmio in ordinarie, serve il voto favorevole di due terzi del capitale di Tim presente in assemblea, e con Vivendi al 24,5% si tratta di una soglia praticamen­te impossibil­e da raggiunger­e. Per la nomina o revoca dei consiglier­i è richiesta invece la maggioranz­a semplice. Per raggiunger­la Elliott ha ingaggiato la società di «proxy» Georgeson con il compito di raccoglier­e le deleghe di voto dai fondi. Vivendi non ha invece dato ancora incarico per raccoglier­e deleghe in vista dell’assemblea.

Intanto giovedì il board di Tim si riunirà per esaminare le richieste di Elliott per l’assemblea e in quell’occasione il vicepresid­ente Giuseppe Recchi dovrebbe rimettere definitiva­mente le deleghe «strategich­e» su rete e Sparkle. Che potrebbero passare a qualcuno che verrebbe cooptato appositame­nte nel board al posto di uno degli attuali consiglier­i.

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In campo Vincent Bolloré, (a sinistra), primo azionista Tim e Luigi Gubitosi, consiglier­e in quota Elliott

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