Dazi e bitcoin, i Grandi divisi sul commercio
Sud America e Canada: sì alla Cina
Il ministro del Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, si è presentato al G20 finanziario di Buenos Aires cercando di costruire un fronte comune per arginare «le scorrettezze» della Cina. Obiettivo fallito, anche clamorosamente. Tutti gli altri ministri non lo hanno seguito e si sono, invece, schierati contro la politica protezionistica messa in campo da Donald Trump: «America First». Il tono lo hanno dato gli europei. Olaf Scholz, titolare delle finanze tedesco: «Sono seriamente preoccupato per le fondamenta della nostra prosperità, cioè il libero commercio, ora a rischio». E una figura solitamente misurata come il governatore della Banca Il summit
● La posizione neoprotezionistica degli Stati Uniti è rimasta isolata al vertice del G20 finanziario di Buenos Aires.
● I ministri e i governatori delle banche centrali si sono confrontati anche sulle criptovalute, come i bitcoin centrale giapponese, Haruhiko Kuroda, si è incaricato di riassumere gli umori del vertice: «Nella comunità globale c’è la solida convinzione che il “free trade” sia importante».
Difficile, oggettivamente, attendersi reazioni diverse. L’8 marzo il presidente americano ha annunciato l’applicazione di dazi sull’import di acciaio (25%) e alluminio (10%) e proprio alla vigilia del summit, il sottosegretario al Tesoro, David Malpass, aveva interrotto «il dialogo economico tra Cina e Usa», un canale di confronto aperto nel 2009.
Pechino, abilmente, sta provando a fare breccia nel blocco occidentale. La portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha definito «non molto amichevoli, né obiettive» le parole del sottosegretario Malpass. E in parallelo il presidente Xi Jinping si è sentito al telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due leader si sono impegnati a «diventare sostenitori di un nuovo tipo di relazioni internazionali e a rafforzare la partnership nonostante le differenze ideologiche». Qualunque cosa tutto ciò significhi nel concreto, non è certo una buona notizia per Washington.
In movimento anche il blocco sudamericano. I Paesi del Mercosur, cioè Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, stanno accelerando negoziati commerciali con l’ue. Cile, Messico, Perù e Canada hanno rilanciato un’intesa simile al Trans-pacific Partnership, senza gli Usa e con la disponibilità al dialogo con la Cina.
Ieri ministri e governatori delle banche centrali si sono confrontati anche sulle critpovalute, come i bitcoin e le garanzie necessarie per i risparmiatori.