Corriere della Sera

Messi, il Mondiale è un’ossessione «Adesso o mai più» Venerdì gli azzurri

- Carlos Passerini Alessandro Bocci

Così chiaro, così onesto, Leo Messi (foto) non lo era stato mai. Notoriamen­te più a suo agio col pallone che con le parole, il fenomeno argentino ha sempre cercato — almeno in pubblico — di dribblare il doloroso argomento Mondiale, anche se in realtà non occorreva aver studiato Freud per capire che dietro a quei silenzi si nascondeva tutta la sua frustrazio­ne per quella Coppa che non è mai arrivata e che rappresent­a la vera Grande Differenza fra lui e il suo mito-nemesi, Diego Maradona. «Arrivare in finale e sollevare quel trofeo è tutto ciò che desidero» ha confidato in un’intervista all’emittente America Tv il fuoriclass­e argentino, che venerdì sfiderà l’italia in amichevole a Manchester. «Immagino sempre di poter giocare questa finale, vincerla e alzare la Coppa. È il sogno di una vita e ogni volta che arriva un Mondiale questo sogno è sempre più ricorrente. Per questo piansi nel 2014: sappiamo quanto è difficile vincere un Mondiale e arrivarci così vicino è stato doloroso». Per l’argentina ma doppiament­e per lui, per il quale il Mundial è ormai un’ossessione. Sebbene il Barcellona sia ancora in corsa per il triplete, la Pulce ammette che la sua mente è già a giugno: «Cerco di non pensarci ma è ogni giorno più complicato, per molti di noi potrebbe essere l’ultima occasione». A Qatar 2022 avrà 35 anni. Troppi anche per il più grande, forse. puntare su Cutrone, che di reti sino adesso ne ha fatte 15 «e sa cosa vogliamo da lui. L’ho chiamato per le prestazion­i e per l’entusiasmo che ci mette. La voglia è l’arma migliore di Patrick, che mi ricorda un po’ Belotti». La voglia è anche la molla che ha spinto il c.t. provvisori­o a lasciare a casa Balo. «La scelta è tecnica», ribadisce, escludendo che l’invasione di campo politica dell’attaccante all’indomani delle elezioni (se l’è presa con il senatore di colore Toni Iwobi eletto nella Lega) sia stata motivo di riflession­e. La bocciatura, in un momento così, fa rumore. «Ma non è definitiva». Resta la volontà di rinnovare chiamando la meglio gioventù, non solo Cutrone, anche Chiesa «che diventerà un punto fermo della Nazionale».

E per lanciare i giovani si muove la Federcalci­o commissari­ata. Il primo provvedime­nto, che sta per diventare esecutivo, sarà la tanto agognata realizzazi­one delle seconde squadre sin dalla prossima stagione. Il discorso è già stato avviato e presto sarà realtà.

Di Biagio, invece, si concentra su Argentina e Inghilterr­a, che nei prossimi dieci giorni potrebbero decidere il suo destino: «So di giocarmi qualcosa, ma non penso al futuro. Il primo obiettivo è il bene della squadra». Con il 4-3-3 e un Verratti diverso da quello visto sino adesso in Nazionale: «Può fare di più, lo conosco dai tempi della Under 20 e da lui mi aspetto il salto di qualità». Oggi prime prove tattiche di formazione. L’italia di Di Biagio diventerà più concreta.

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