Di Biagio lancia l’italia del coraggio e boccia Balotelli: «Scelta tecnica»
Il c.t. ad interim: «Mario? I numeri per una punta sono molto ma non sono tutto»
FIRENZE Sarà l’italia del coraggio. «Una squadra con i terzini che vanno all’attacco, che pressa alto, che gioca nella metà campo degli avversari». Gigi Di Biagio, al primo vero giorno di scuola dopo lo stage di fine febbraio, si presenta così, pacato, l’emozione nascosta dentro la tuta azzurra. Prima dell’allenamento raduna nella palestrina a fianco dello spogliatoio tutto il gruppo, dai giocatori allo staff, sino al personale di Coverciano, massaggiatori, fisioterapisti, cuoco e camerieri. Perché, dopo l’eliminazione dal Mondiale in Russia, bisogna ripartire con il piede giusto. «Anche se niente cancellerà la vergogna dell’eliminazione», ammonisce Lele Oriali, il team manager, seduto in panchina accanto a Ventura nella notte della disperazione.
Russia 2018 è una specie di spettro che si aggira nei corridoi di Coverciano. Di Biagio lo sa: il suo lavoro è prima psicologico che tecnico. Il discorso alla famiglia azzurra, lungo poco meno di dieci minuti, è semplice, diretto, accorato. «Servono coraggio, dignità, umiltà e semplicità. Il passato non si cambia ma si può ricreare una Nazionale importante. Debutto
Per Gigi Di Biagio due partite da c.t., poi si vedrà... (Ansa) Io ci credo».
Le idee sembrano chiare. C’è Buffon «e non è qui solo per aggregare ma per giocare. Gigi è un monumento e quando non se la sentirà più di venire il suo posto se lo contenderanno Donnarumma e Perin». Ci vuole coraggio anche a escludere Balotelli nella stagione migliore della sua strampalata carriera, con 22 reti in 30 partite. «I numeri per un attaccante sono molto, ma non sono tutto e vanno conditi da prestazioni fatte in un certo modo. Ho guardato, ho valutato e ho deciso e credo di averlo fatto per il mio bene e per quello della Nazionale». Di Biagio il perfezionista ha visto Mario una quindicina di volte, dal vivo e alla televisione e si è fatto l’idea che sia un individualista, troppo legato al gol e poco alle dinamiche di squadra. Meglio