Dalla scuola alla salute Le proposte per cambiare Si parte con l’istruzione
In questo numero l’inserto sull’istruzione. Il primo di sette speciali
Modeste proposte. Abbiamo preso spunto da Giuseppe Prezzolini, che nel 1975 pubblicò un libretto con questo titolo, corredato da nove disegni di Leo Longanesi (edizioni All’insegna del Pesce d’oro–scheiwiller). Sottotitolo: Scritte per svago di mente, sfogo di sentimenti e tentativo di istruzione pubblica degli italiani. A sua volta, Prezzolini aveva preso l’idea da Modesta proposta, un opuscolo satirico di Jonathan Swift, autore irlandese-inglese (1667-1745), più conosciuto per i suoi Viaggi di Gulliver.
Prezzolini e Swift subito dopo le elezioni?! Esatto. In campagna elettorale, indipendentemente da come abbiamo votato, ne abbiamo avuto abbastanza — credo — di programmi roboanti, promesse irrealizzabili (e balle sesquipedali, stavamo per aggiungere, se sui giornali si potesse scrivere «sesquipedali»). Forse è il momento di essere diretti e pratici. Di proporre cose realizzabili, con un po’ di coraggio.
Sul nuovo 7 ci occuperemo di scuola, di medici di famiglia, di città, libri & verde, di finanziamento allo sport, di vita digitale, di Unione Europea. Non preoccupatevi: lo faremo in maniera semplice e stimolante, due aggettivi che costituiscono il nostro marchio di fabbrica (possiamo dirlo, dopo quasi un anno?). Lo faremo attraverso un inserto posto al centro del settimanale. Ogni volta presenteremo la modesta proposta, i dati necessari per valutarla, un’intervista mirata e un esempio virtuoso, nazionale o internazionale.
Iniziamo dall’istruzione. La proposta (pagg. 57-70) è chiara: più tempo a scuola, meno compiti a casa. L’orario scolastico attuale — basato sulle lezioni al mattino — è stato concepito quando i papà lavoravano fuori casa e le mamme lavoravano in casa. Oggi tutt’e due lavorano — quando il lavoro c’è! — fuori casa. E un figlio che esce da scuola a metà giornata rappresenta un’oggettiva complicazione familiare. Per almeno dieci anni, dalla prima elementare al biennio delle superiori. Senza contare che il carico di compiti a casa è, in alcuni casi, assurdo. Si può tradurre così: cari ragazzi, la scuola non ha tempo di occuparsi di voi, arrangiatevi.
La nostra modesta proposta non chiede la luna; semplicemente, una modifica dell’orario scolastico. Insegnanti e personale tecnico-amministrativo dovranno lavorare di più e saranno occupati a tempo pieno. Verranno pagati meglio, ovviamente. Non ci sono i soldi? Sciocchezze. Un Paese che non tratta bene i suoi insegnanti non è soltanto incivile: è incosciente. Da loro dipende il nostro futuro collettivo. Se poi alcuni si rifiutassero di cambiare le proprie abitudini lavorative, potremmo rispondergli, con garbo: sta cambiando il mondo, non volete cambiare voi?
So che cosa state pensando: tempo pieno a scuola? Impossibile, ci saranno scioperi e opposizioni! Ma se abbiamo paura di una riforma tanto semplice, siamo una democrazia fallimentare. Ogni rivoluzione industriale ed economica dell’occidente, negli ultimi due secoli, è stata accompagnata da grandi riforme politiche e sociali: l’estensione del diritto di voto, la sanità pubblica, il sistema pensionistico, l’istruzione obbligatoria. Oggi, davanti alla rivoluzione digitale e alle sue immense conseguenze, non siamo capaci di cambiare l’orario scolastico? Se così fosse, ci meritiamo tutto. Anche un risultato elettorale come quello del 4 marzo.
Promesse e proposte Dopo le promesse della campagna elettorale, ecco le nostre (modeste) proposte