Corriere della Sera

Doppia bufera su Facebook

La Ue e Londra convocano Zuckerberg. Nuovo crollo in Borsa, giù i social

- di Federico Fubini e Giuseppe Sarcina Casati, Pennisi

Caso Facebook: la Ue e Londra convocano Zuckerberg. Nuovo crollo in Borsa.

WASHINGTON L’agenda di Mark Zuckerberg deve essere già piena di appunti. In una sola giornata ha ricevuto l’invito di Damian Collins, presidente della Commission­e Media del Parlamento britannico e quello di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Tutti e due chiedono al fondatore del social più diffuso di «spiegare» in un’audianalyt­ica». zione la vicenda dei 51 milioni di profili sottratti da Cambridge Analytica e messi al servizio prima della Brexit e poi della campagna elettorale di Donald Trump.

Nello stesso tempo, si muove la magistratu­ra americana. I procurator­i generali del Massachuse­tts e di New York ieri hanno inviato una lettera a Facebook per chiedere «come siano stati gestiti i profili personali raccolti da Cambridge Ancora in Gran Bretagna la commission­e sull’informazio­ne aprirà un’inchiesta autonoma e in Italia, la Agcom, l’autorità per le Garanzie nelle Comunicazi­oni, ha fatto sapere di aver chiesto a Facebook «informazio­ni» sulla gestione dei dati sensibili «per finalità di comunicazi­one politica da parte di altri soggetti». L’assedio è globale. Arrivano sollecitaz­ioni persino dal Kenya, dal partito di opposizion­e al presidente Uhuru Kenyatta. Per il momento l’unico risultato concreto è la sospension­e immediata di Alexandr Nix, amministra­tore delegato di Cambridge Analytica, sospettato di aver pagato anche tangenti e procurato prostitute per favorire i suoi clienti. Ma l’epicentro della crisi è proprio Facebook, il suo modello organizzat­ivo, la sua credibilit­à. Anche ieri il titolo è slittato a Wall Street, perdendo circa il 3,6% dopo il 6,8% dell’altro giorno. «Siamo indignati, siamo stati ingannati», è l’unico commento che arriva da Facebook.

Alex Stamos, responsabi­le per la sicurezza dei dati, ha smentito le indiscrezi­oni del New York Times con un tweet: «Nonostante le voci, io rimango pienamente impegnato nel mio lavoro a Facebook». I media, comunque, insistono: si dimetterà entro agosto. Lo stesso Stamos, però, riconosce che le sue «funzioni» sono cambiate all’interno dell’azienda e che, da almeno due anni, le sue sollecitaz­ioni a prestare più attenzione alle manovre di disturbo dei russi non sono state accolte dal vertice.

E per «vertice» si intendono due figure: il fondatore e a.d. Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg, la direttrice generale. Si può immaginare Facebook senza Zuckerberg? Chiarament­e no. Ma tutti gli altri, ora, sono in discussion­e, compresa Sandberg. Il New York Times scrive che l’azienda sta sondando l’opinione pubblica sulla manager per testare il danno di immagine.

Stamos, arrivato nel 2015 da

Yahoo, fin dal 2016 aveva messo in guardia il vertice aziendale. Si è scontrato prima con l’ufficio legale e poi, direttamen­te, con Sandberg.

Il Guardian aggiunge le dichiarazi­oni di un ex manager Facebook, Sandy Parakilas, 38 anni. Tra il 2011 e il 2012 aveva avvisato: «Tutti i dati resi disponibil­i agli sviluppato­ri non sono più controllat­i». Nessuno lo prese sul serio.nel 2016 si aggiungono i sospetti sugli hacker russi. Ma è lo stesso Zuckerberg a liquidare la questione, come «una piccola sciocchezz­a». E ora eccoci qui con la «piccola sciocchezz­a» che sta facendo crollare le quotazioni finanziari­e e la credibilit­à di Facebook. Il 30 e il 31 ottobre 2017, in due audizioni al Congresso, Colin Stretch, general counsel di Facebook, rivelò che circa 126 milioni di americani avevano letto post con contenuti violenti. «Siamo determinat­i a fare tutto ciò che possiamo per far fronte a questa minaccia», commentò Stretch. Oggi sappiamo che i dirigenti di Facebook erano più divisi che «determinat­i».

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