«Percezioni» invece di dati La campagna è stata fake
Èstata una fake campaign e, dopo il voto, non c’è ancora una via d’uscita per il governo mentre il Paese è alla ricerca di una identità. Sforzo che dà il titolo al rapporto Italia 2018 dell’ipsos Flair, presentato ieri da Nando Pagnoncelli, presidente dell’istituto di ricerca al Cnel. Fake campaign perché la competizione elettorale si è basata su tre falsità, accentuate dal sistema proporzionale: programmi irrealizzabili; leader di partito proposti come candidati premier; la promessa che non ci sarebbero state intese post elettorali.
Il voto, inoltre, è stato guidato più dalle percezioni, che dai dati reali. Se chiediamo agli italiani quanti sono gli immigrati, dice Pagnoncelli, la risposta è il 30% mentre in realtà sono il 7% dei residenti. Così sui disoccupati, che sarebbero il 48% per gli intervistati mentre sono l’11%, o sugli over 65 (percepiti come il 48% degli abitanti quando sono il 21%) oppure sui musulmani, che sono circa il 3% mentre vengono percepiti come il 20%. Siamo insomma nella «post-verità», dove «ciascuno è padrone della sua verità» e «tutto viene messo in discussione», perfino le statistiche, non più considerate per il loro carattere scientifico ma come strumento in mano al potere, dice Ipsos.
Un processo accentuato dalla rivoluzione delle modalità con cui ci si informa. Nel tempo dei social media e dell’auto selezione delle news si vive «un paradosso: c’è più possibilità di informarsi ma meno discernimento». Viviamo così «il regno dell’ansia» e la paura del futuro, nonostante la ripresa economica sia in atto. Una ripresa però non percepita da larghi settori dell’elettorato perché le diseguaglianze sono aumentate e la povertà avanza, soprattutto tra i giovani. È come se l’elettore dicesse: lo so che l’economia va meglio ma io e la mia famiglia non ce ne siamo accorti, spiega Pagnoncelli. E proprio per questo sono state premiate le promesse di redistribuzione mentre il Pd non ha ricavato alcun dividendo elettorale dalla ripresa né dal consenso goduto dal premier Paolo Gentiloni. In questo panorama destrutturato e contraddittorio l’individuo cerca di difendersi nei diversi contesti che vive con le «identità multiple». Un esempio? «L’operaio Fiom, che vota Lega e va a messa la domenica».