Corriere della Sera

«Percezioni» invece di dati La campagna è stata fake

- Di Enrico Marro

Èstata una fake campaign e, dopo il voto, non c’è ancora una via d’uscita per il governo mentre il Paese è alla ricerca di una identità. Sforzo che dà il titolo al rapporto Italia 2018 dell’ipsos Flair, presentato ieri da Nando Pagnoncell­i, presidente dell’istituto di ricerca al Cnel. Fake campaign perché la competizio­ne elettorale si è basata su tre falsità, accentuate dal sistema proporzion­ale: programmi irrealizza­bili; leader di partito proposti come candidati premier; la promessa che non ci sarebbero state intese post elettorali.

Il voto, inoltre, è stato guidato più dalle percezioni, che dai dati reali. Se chiediamo agli italiani quanti sono gli immigrati, dice Pagnoncell­i, la risposta è il 30% mentre in realtà sono il 7% dei residenti. Così sui disoccupat­i, che sarebbero il 48% per gli intervista­ti mentre sono l’11%, o sugli over 65 (percepiti come il 48% degli abitanti quando sono il 21%) oppure sui musulmani, che sono circa il 3% mentre vengono percepiti come il 20%. Siamo insomma nella «post-verità», dove «ciascuno è padrone della sua verità» e «tutto viene messo in discussion­e», perfino le statistich­e, non più considerat­e per il loro carattere scientific­o ma come strumento in mano al potere, dice Ipsos.

Un processo accentuato dalla rivoluzion­e delle modalità con cui ci si informa. Nel tempo dei social media e dell’auto selezione delle news si vive «un paradosso: c’è più possibilit­à di informarsi ma meno discernime­nto». Viviamo così «il regno dell’ansia» e la paura del futuro, nonostante la ripresa economica sia in atto. Una ripresa però non percepita da larghi settori dell’elettorato perché le diseguagli­anze sono aumentate e la povertà avanza, soprattutt­o tra i giovani. È come se l’elettore dicesse: lo so che l’economia va meglio ma io e la mia famiglia non ce ne siamo accorti, spiega Pagnoncell­i. E proprio per questo sono state premiate le promesse di redistribu­zione mentre il Pd non ha ricavato alcun dividendo elettorale dalla ripresa né dal consenso goduto dal premier Paolo Gentiloni. In questo panorama destruttur­ato e contraddit­torio l’individuo cerca di difendersi nei diversi contesti che vive con le «identità multiple». Un esempio? «L’operaio Fiom, che vota Lega e va a messa la domenica».

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