Sarkozy fermato dalla polizia «Prese milioni da Gheddafi»
L’accusa: i finanziamenti lo portarono all’eliseo. Rischia l’incriminazione
Nicolas Sarkozy è stato convocato, posto in stato di fermo e interrogato ieri mattina nei locali della polizia giudiziaria di Nanterre. Gli investigatori hanno «ragioni plausibili per sospettare» che l’ex presidente abbia finanziato — in parte — la sua vittoriosa campagna elettorale del 2007 con i soldi forniti dal dittatore libico Gheddafi.
Lo stato di fermo era ancora in corso a tarda sera. Può durare fino a 48 ore, al termine delle quali Sarkozy potrà essere rilasciato senza accuse, posto nello statuto intermedio di «testimone assistito» oppure presentato davanti a un magistrato per essere messo sotto inchiesta. È stato sentito anche Brice Hortefeux, ex ministro dell’interno e storico braccio destro dell’ex presidente.
L’interrogatorio arriva il giorno dopo il settimo anniversario dell’intervento della Nato in Libia, cominciato su iniziativa dello stesso Sarkozy il 19 marzo 2011, che portò poi alla destituzione e all’uccisione di Gheddafi. Il primo ad accusare Sarkozy è stato il figlio del dittatore, Saïf alislam, che pochi giorni prima dell’inizio dei bombardamenti Nato disse in un’intervista a Euronews: «Sarkozy deve rendere i soldi che ha accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale. Siamo noi ad averlo finanziato e ne abbiamo le prove».
Ironia della storia, Sarkozy viene adesso interrogato dalla polizia francese mentre il figlio di Gheddafi prova a tornare in scena: Saïf al-islam si è appena candidato alle elezioni presidenziali previste per quest’anno in Libia. Negli ultimi anni si è molto parlato dei presunti finanziamenti illegali libici a Sarkozy ma l’ex capo di Stato non era mai stato toccato direttamente dalle inchieste. La svolta potrebbe essere dovuta all’arresto, lo scorso gennaio a Londra, dell’intermediario Alexandre Djouhri.
A parte le accuse verbali di Saïf al-islam e dello stesso Gheddafi, il primo documento sulla vicenda è stato pubblicato dal giornale online Mediapart. Nell’aprile 2012 il sito ha diffuso una nota di Moussa Koussa, capo dell’intelligence libica, che nel 2006 informava il presidente del Fondo libico degli investimenti di un sostegno alla campagna di Sarkozy per un totale di 50 milioni di euro. Koussa cita Brice Hortefeux e un altro intermediario, l’uomo d’affari franco-libanese Ziad Takieddine.
Quest’ultimo ha raccontato davanti alle telecamere di avere portato personalmente cinque milioni di euro da Tripoli a Parigi, nel corso di tre viaggi. «Ho sempre preso un volo di linea regolare della compagnia libica Afriqiyah, ogni volta avevo con me una valigetta di cuoio, piena di denaro. Credo un milione e mezzo, poi due, poi un altro milione e mezzo. Mazzette da 500 euro, soprattutto. Nessuno mi ha fermato all’aereoporto di Parigi e sono andato subito al ministero dell’interno, in Place Beauvau, dove mi stavano aspettando. Ho consegnato la valigetta due volte a Claude Guèant, allora capo di gabinetto, e l’ultima volta al ministro Nicolas Sarkozy». Il segretario dei Républicains Laurent Wauquiez protesta e
parla di «fermo inutile e umiliante».
Edwy Plenel, fondatore di Mediapart, lancia invece altri sospetti e sulla radio pubblica France Info domanda: «Nella guerra del 2011 Sarkozy è andato più lontano rispetto al mandato dell’onu, rovesciando il regime e facendo in modo che lo stesso Gheddafi venisse assassinato? Quella guerra non aveva forse una dimensione privata?».