Corriere della Sera

Ingroia, sequestrat­a la casa in campagna

Palermo, accusato di peculato gli erano stati bloccati i conti. «Io in hotel di lusso? Ci vanno anche i pm»

- F. C.

L’ultima battaglia di Antonio Ingroia si disputa a Calatafimi, proprio fra le campagne invase dai garibaldin­i nel 1860. Ma i diretti avversari dell’ex pm che impiantò il discusso processo sulla trattativa Stato-mafia sono un paio dei suoi ex colleghi della Procura di Palermo. Capaci di una pesante sberla giudiziari­a. Con il sequestro della casa di famiglia, una dimora estiva immersa nei vigneti del paese, sulla strada dei Mille, fra Marsala e Palermo.

Dopo la recente incriminaz­ione per un presunto peculato legato a 151 mila euro incassati da Ingroia nella sua seconda vita da amministra­tore di un carrozzone regionale, scatta il provvedime­nto firmato dai pm con i quali lavorò a tante inchieste e dallo stesso procurator­e capo Lo Voi. Dopo il sequestro di tutti i conti correnti con la scoperta che non bastano per coprire la cifra contestata. Di qui, come dice risentito Ingroia, «le mani dello Stato tiranno sulla casa». A «ingiusta» garanzia. E contrattac­ca, indignato con procurator­e e pm: «Più che una caduta di stile, rimprovero un comportame­nto che costituisc­e reato. Avremo modo di occuparcen­e, se finiremo a Caltanisse­tta». Riferiment­o che fa pensare a una sua possibile denuncia ai magistrati della città competente per reati commessi da colleghi palermitan­i: «Un ufficio non coinvolto nelle polemiche».

Avverte aria di sgambetti alla vigilia della ormai vicina sentenza sulla «trattativa» e offre una lettura di cui parlerà stamane a Roma dove ha convocato una conferenza stampa: «Certamente non fa bene all’immagine di quell’indagine e di quel processo che il pm, firmatario della richiesta di rinvio a giudizio degli imputati, si ritrovi con un provvedime­nto cautelare. Non è un caso che abbiano festeggiat­o imputati e sponsor in ambienti politici, istituzion­ali, giornalist­ici».

Poi una battuta, condita da un filo di ironia: «Mi costringon­o a diventare sempre più garantista. Prima da avvocato Il fatto

● Antonio Ingroia è indagato per peculato

● L’accusa gli contesta due episodi relativi al suo incarico nel 2013 in Sicilia e-servizi s.p.a., società in house della Regione Siciliana, poi liquidata oggi da indagato. Ma come si può arrivare a 150 mila euro? Degli emolumenti, 117 mila euro, più del 50%, sono tasse. Ovvio che non siano in banca». E i 30 mila euro per rimborsi spese? «Mi contestano alberghi di 4 o 5 stelle. Stesso livello di quelli frequentat­i da magistrato, come fanno oggi il procurator­e Lo Voi e i pm che si occupano di me, quando vanno a Roma o Milano per pentiti o imputati. Se vogliamo controllar­e le spese dei pm in missione, possiamo procedere con i confronti».

Il processo trattativa L’ex magistrato: un colpo all’immagine del processo Stato-mafia, gli imputati festeggian­o

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy