I voti per Telecom, la partita dei segreti di Sparkle
Domani il consiglio. In Francia Vivendi cede il suo 27% di Ubisoft (giochi) per 2 miliardi
A meno di ventiquattrore dalla riunione del consiglio di Tim che domani dovrà esaminare le richieste di Elliott per l’assemblea, si apre un altro dilemma per Vivendi. Domani il vicepresidente Giuseppe Recchi rimetterà definitivamente le deleghe sulla security e su Sparkle, i due asset di Tim strategici per la sicurezza nazionale, che dovranno essere riassegnate. Non è una cosa semplicissima. E’ necessario che a rilevarle sia qualcuno dotato di Nos, il nulla osta di sicurezza rilasciato dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). La questione «si risolverà» ha detto ieri Franco Bernabè, l’altro consigliere di Tim — oltre a Recchi — in possesso del Nos.
Sul mercato è circolata la voce di un possibile avvicendamento nel board tra un consigliere francese e uno italiano in possesso del Nos. Il «Sole 24 Ore» ha fatto il nome dell’ex ambasciatore Giovanni Castellaneta. Pare tuttavia che Vivendi non intenda rinunciare a un posto in consiglio per cederlo a un italiano. Così alla fine la soluzione potrebbe essere proprio Bernabé, che perderebbe i requisiti di indipendenza e la carica di lead independent director di Tim. Secondo questo schema, per ristabilire gli equilibri in seno al consiglio Vivendi coopterebbe nel board un francese con requisiti di indipendenza. Si vedrà il 24 aprile all’assemblea.
Intanto Elliott si prepara alla sfida, che sarà solo sulla governance. Ieri, ultimo giorno disponibile, non sono arrivate altre richieste di integrazione dell’ordine del giorno oltre alla richiesta di revoca e nomina di sei nuovi consiglieri. Si andrà dunque alla conta in assemblea. Il fondo Usa ha affidato a Georgeson il mandato di raccogliere deleghe dagli altri azionisti, mentre al momento Vivendi non risulta aver dato incarichi analoghi. Ma a Parigi stanno comunque valutando come muoversi. E ora Vivendi può anche contare su risorse fresche, qualora servissero. Ieri la media company francese ha annunciato la vendita del 27% di Ubisoft, rastrellato sul mercato negli ultimi tre anni nel tentativo di sfilare il controllo della società dei videogiochi alla famiglia fratelli Guillemot che l’ha fondata. È andata male, nel senso che la scalata è fallita. Ma in compenso Vivendi si porta a casa 2 miliardi (di cui 1,2 di plusvalenza) dalla vendita delle azioni.