Corriere della Sera

Gli Usa: guerra dei dazi, non abbiamo paura

Il ministro Mnuchin al G20: non è il nostro obiettivo, ma dobbiamo essere pronti. Web tax, soluzione entro il 2020

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Il vertice del G20 in Argentina termina con una dichiarazi­one piuttosto bellicosa del ministro del Tesoro, Steven Mnuchin: «Gli Stati Uniti non hanno paura di una guerra commercial­e. Non è il nostro obiettivo, ma dobbiamo essere pronti a intervenir­e per salvaguard­are il nostro interesse e difendere il libero scambio, su basi di equità e di reciprocit­à». Questi sono i toni. E questa è la concretezz­a: venerdì 23 marzo Donald Trump annuncerà un’altra ondata di dazi contro la Cina, per un controvalo­re di 60 miliardi di dollari. In quello stesso giorno diventeran­no operative le tariffe doganali sull’import di acciaio (25%) e di alluminio Summit

Il segretario del Tesoro Usa, Steven Mnuchin, e il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan (10%).

Se qualcuno pensava di poter ammorbidir­e la posizione Usa, tornerà deluso da Buenos Aires. Gli sherpa dei diversi governi hanno sudato tutta la notte per limare il comunicato finale. Resta l’enfatico elogio del «free trade», «la base fondamenta­le della crescita e del benessere mondiale», come ha detto nella conferenza stampa finale il padrone di casa, il ministro delle finanze argentino Nicolas Dujovne. Ma gli americani hanno dato via libera al testo solo dopo aver ottenuto la cancellazi­one di ogni riferiment­o «al protezioni­smo».

Ciò che conta, adesso, è vedere quale sarà la risposta della Cina all’offensiva di Trump. Gli europei assistono con preoccupaz­ione, perché come fa notare il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan: «Nessuno vince una guerra del commercio».

Per il resto la riunione ha affrontato una discussion­e di routine: analisi sul lavoro, sulla necessità degli investimen­ti nelle infrastrut­ture. I ministri aspettano le mosse della Federal Reserve che oggi, sotto la presidenza di Jerome Powell, dovrebbe decidere il rialzo del tasso di interesse dello 0,25%, portando la forchetta all’1,5-1,75%. Un passo largamente scontato dai mercati. Il problema, però, è capire quanto sarà ripida la risalita del costo del denaro da qui alla fine dell’anno. I Paesi in via di sviluppo, largamente rappresent­ati nel G20, temono che una Il vertice

● Si svolge a Buenos Aires l’incontro tra i ministri finanziari e i banchieri centrali dei Paesi del G20

● Al centro dei colloqui i dazi, la libertà del commercio internazio­nale, l’introduzio­ne di una web tax, le criptovalu­te stretta troppo rapida possa intralciar­e la crescita.

Il summit ha affrontato per la prima volta in modo approfondi­to anche il tema delle criptovalu­te, i bitcoin. Per il momento non viene sollecitat­a l’adozione di regole stringenti, come si legge nel comunicato finale: «Ai cripto asset mancano i requisiti chiave delle valute nazionali. A un certo punto potrebbero avere implicazio­ni per la stabilità finanziari­a. Chiediamo a tutti gli organismi internazio­nali di continuare a monitorare i cripto asset e i loro rischi e a valutare risposte multilater­ali, se necessario». E sulla web tax c’è l’impegno per una soluzione entro il 2020.

Cyber valute

«I cripto asset potrebbero avere implicazio­ni per la stabilità finanziari­a»

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