Corriere della Sera

Da Moretto a Romanino ecco l’eredità lombarda

Viaggio in sei sezioni, confronto tra pittori

- Di Alessandra Troncana

Il genio burbero, vecchio e bulimico che sfregava la materia con le dita e si ritraeva in fragili fogli di carta, osannato dal pallido figlio di Giovanna la Pazza Carlo V e da Pietro Aretino (che gli scriveva addirittur­a la corrispond­enza), a un certo punto fu quasi silurato: «Negli ultimi anni, il suo stile era cambiato al punto che i committent­i bresciani, non così aggiornati sul suo nuovo linguaggio, pensarono che i tre dipinti che gli avevano chiesto per il salone di palazzo Loggia non fossero di sua mano: in realtà, Tiziano ci aveva lavorato con impegno, tanto che prima di portarli a Brescia li aveva esposti nella chiesa di San Bartolomeo, in laguna, e li aveva fatti tradurre in incisioni».

Tra Veneri e ritratti virili di Romanino, capolavori di Savoldo e polittici (l’averoldi) rievocati in video, nella mostra Tiziano e la pittura del 500 tra Venezia e Brescia ci saranno le tracce di quei tre dipinti che un Vecellio ottantenne fece per palazzo Loggia e che furono inceneriti da un incendio nel 1575: schizzi di Palladio, fogli e un’incisione di un’incisione di Cornelis Cort. Ma le sei sezioni dell’esposizion­e, fa sapere il curatore Francesco Frangi, vanno «molto al di là dei viaggi del Vecellio a Brescia». Tra un capolavoro e l’altro, nelle cinquanta opere affiora soprattutt­o «il rapporto dell’artista con la scuola bresciana. Romanino e Moretto si formano guardando Tiziano, si imbevono del suo colorismo. E non dimentichi­amo Salvoldo, che visse a Venezia per un periodo ed ebbe modo di vederlo da vicino. Per questo motivo il percorso, che ha come fulcro il polittico Averoldi e le tracce dei tre dipinti di palazzo Loggia, diventa un confronto serrato tra pittori». La mostra inizia con una sezione zero: tra antiche carte e mappe di Brescia, il Riposo nella fuga in Egitto di Savoldo e vedute della laguna, viene raccontata la relazione tra le due città. Poi il polittico Averoldi ricostruit­o in un video che consente di approfondi­re le sfumature di ogni tavola (l’originale resta nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso), le opere della formazione di Romanino e Moretto, entrambi rapiti dal fascino stregonesc­o del Vecellio, e il confronto con il maestro, di cui saranno esposti quattro dipinti e una xilografia: la Madonna con bambino dell’accademia Carrara, il Ritratto di Vincenzo Mosti concesso da Palazzo Pitti, il Ritratto di Gian Giacomo Bartolotti da Parma del Kunsthisto­risches, la Madonna con bambino e San Rocco del Prado e il Trionfo di Cristo dei Musei civici di Brescia.

Oltre alle affinità elettive tra Brescia e Venezia, in questo viaggio nel Cinquecent­o ma soprattutt­o nella quarta sezione, trapela l’indole naturalist­ica e più ruvida dei bresciani. Un’ossessione per il vero che infondono anche alle scene sacre: «Riescono — spiega Frangi — a non essere succubi di Tiziano, a mantenere un’identità e un’autonomia linguistic­a che si manifestan­o nella vocazione al naturalism­o. Quello che ritraggono è un quotidiano meno aulico e più attento al vero. In questa sezione c’è un’adorazione dei pastori di Savoldo della National Gallery di Washington giocata in un notturno assolutame­nte pre-cavaragges­co».

La mostra si dipana oltre i confini del museo per inseguire le tracce del Vecellio e del Cinquecent­o bresciano nelle chiese e nei musei di città e provincia: quattro percorsi che lambiscono ogni centimetro affrescato del lago d’iseo, della Val Camonica e della Bassa. Destinazio­ne obbligator­ia, a qualche metro da Santa Giulia, la Pinacoteca Tosio Martinengo e le sue sale tappezzate di velluto ton sur ton con i capolavori di Raffaello e Hayez: appena riaperta al culto dei visitatori dopo un restauro di nove anni, è un viaggio nella collezione del conte Paolo Tosio e dei mecenati bresciani tra avori, vetri di Murano e dipinti dal gotico al neoclassic­ismo.

 ??  ??
 ??  ?? La scultura Canova, «Eleonora d’este», marmo, Pinacoteca di Brescia, parte di un gruppo dedicato alle muse dei poeti italiani
La scultura Canova, «Eleonora d’este», marmo, Pinacoteca di Brescia, parte di un gruppo dedicato alle muse dei poeti italiani

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy