Corriere della Sera

Salemme: per la mia «festa» al cinema mi ispiro a Eduardo

- Stefania Ulivi

«Io sono un teatrante, lo ROMA dico senza vergogna». Per il suo ultimo film, Una festa esagerata che Medusa manda domani in 350 sale, Vincenzo Salemme ha pescato proprio dalla sua esperienza in palcosceni­co, adattando per il cinema (con l’aiuto dell’amico Enrico Vanzina) un suo successo teatrale. Una commedia degli equivoci giocata intorno ai preparativ­i per la festa per i 18 anni della figlia di Gennaro Parascando­lo, messa a rischio dalla morte improvvisa del vicino del piano di sotto.

«Un omaggio dichiarato a Eduardo De Filippo. Nello spettacolo in teatro, il dirimpetta­io della famiglia si chiamava Eduardo. Anche il film è un tributo a quel modo di guardare la vita, a quei capofamigl­ia che non si rassegano all’andazzo generale, come il Luca di Natale a casa Cupiello». Un uomo onesto, piccolo eroe della quotidiani­tà affezionat­o a regole neglette. «Se lo chiamano “ingegnere” puntualizz­a: “no, sono geometra”. Paga le multe e le tasse. È convinto che le regole servano, eccome. Il peggior servizio reso dalla politica è di aver reso il cittadino irrispetto­so della legalità. Il disprezzo della legge è la rivoluzion­e dei mediocri». Si ferma qui, la sociologia, dice, non fa per lui. Ma una cosa ci tiene a dirla. «Osservo ogni giorno con preoccupaz­ione il fenomeno dei femminicid­i, un’emergenza. Si continua a parlare di immigrazio­ne e poi sono i mariti che ammazzano le mogli».

Intorno a sé l’attore e regista napoletano ha riunito parte della sua famiglia artistica: Tosca D’aquino («Per me una sorella minore»), Nando Paone («Ci conosciamo dai tempi del liceo, insieme poi in compagnia con De Filippo»), Iaia Forte («Ha il coraggio degli attori colti»), Massimilia­no Gallo («Bella faccia da duro che sa far ridere»). E poi, Francesco Paolantoni, chiamato a dare vita a un personaggi­o solo evocato nella commedia e James Senese che fa se stesso. E i più giovani, Andrea De Maria e Mirea Stellato. «Un cast assemblato come una compagnia teatrale». Diverse facce di una città che in campo artistico vive una stagione fortunata. «Vedo Napoli più tranquilla, la vivo come un paradiso ma io sono privilegia­to. In generale, il mondo mi pare meno allegro di quello in cui mi sono formato». A proposito di tristezze, da tifoso della nazionale, si dice già a lutto per un’estate senza Italia al Mondiale. Il suo Napoli, in compenso, lo riempie d’orgoglio. «Quello di Maradona ci fece piangere, era un fenomeno. Il Napoli di Sarri invece è rappresent­a quella cultura millenaria dell’eccellenza che è l’anima della città che io amo di più».

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Da sinistra, in una scena del film: D’aquino, Cacioppo, Salemme, Gallo
Il cast Da sinistra, in una scena del film: D’aquino, Cacioppo, Salemme, Gallo

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