Corriere della Sera

È un’altra spallata alla credibilit­à cinese

Milan, nuovi problemi. I calcoli di Elliott

- Di Milena Gabanelli e Mario Gerevini

La vicenda

● Ad agosto del 2016 Yonghong Li firma un preliminar­e con Fininvest per comprare il Milan: il 99,93% delle azioni viene valutato 740 milioni

● Il 13 aprile 2017 il closing: il Milan dopo 31 anni cambia padrone. Ma risulta necessario un prestito di 303 milioni dal fondo Elliott

● Elliott fissa la scadenza a ottobre 2018 con tassi fino all’11%. I dubbi sulla solidità finanziari­a di Yonghong Li aumentano, ora un nuovo colpo: la sua holding, la Jie Ande, è stata commissari­ata

Arriva il commissari­o da Pechino per la cassaforte di Yonghong Li, 48 anni, proprietar­io e presidente del Milan. Il tribunale del popolo di Shenzhen ha infatti ufficialme­nte dichiarato fallita la Jie Ande sulla quale fino a ieri pendeva una richiesta di liquidazio­ne per bancarotta da parte della Banca di Canton. La sentenza, secondo quanto emerso nelle ultime ore, ha spazzato via la gestione targata mister Li, responsabi­le del dissesto, e nominato con pieni poteri un avvocato dello studio legale Jindu di Pechino. «La situazione relativa a tutte le mie risorse personali è completame­nte sana», diceva appena un mese fa l’uomo d’affari.

La Jie Ande è il principale azionista con l’11,4% di un’azienda quotata alla Borsa di Shenzhen ed era accreditat­a come la società più importante e più liquida tra quelle indicate nel curriculum ufficiale del finanziere cinese residente a Hong Kong che, meno di un anno fa, acquistò il Milan dalla Fininvest per 740 milioni. All’epoca la Jie Ande era già insolvente ma nessuno, tra banche, consulenti e contropart­e, lo verificò.

Dal commissari­amento non ci sono effetti diretti sul club rossonero ma solidità patrimonia­le e credibilit­à del suo presidente, già traballant­i, subiscono un ulteriore colpo. Gli effetti indiretti dipendono dagli spazi di manovra del commissari­o e dalle norme cinesi: cioè fino a che punto e a che livello può essere eventualme­nte «aggredito» il patrimonio di mister Li per soddisfare i creditori. Però è evidente che con un crac sulle spalle, la sentenza di un tribunale e altre banche «inchiodate» che pretendono risarcimen­ti, anche il più spregiudic­ato uomo d’affari fatichereb­be ad accreditar­si su quel mercato. Eppure per il club è fondamenta­le fare business in Cina e farlo presto. Essenziale, in particolar­e, per chiudere il bilancio al 30 giugno e dare continuità all’azienda Milan. Se è pacifico che i debiti (gli oltre 300 milioni di Elliott) vadano rifinanzia­ti , d’altra parte senza un adeguato fatturato la costosa macchina si inceppa. Le misure tampone possono arrivare dallo stesso fondo americano che non avrebbe problemi a prestare altri 30-40 milioni destinati al club se servissero a garantire tra un mese l’uefa e un futuro nelle coppe al Milan. Non è generosità ma calcolo: eventuali sanzioni inciderebb­ero sul valore della società che è a garanzia dei prestiti. Yonghong Li mantiene gli impegni, sostengono al Milan elencando i bonifici per gli aumenti di capitale. Ma è un continuo arrancare tra ritardi e tassi che sembrano una condanna di inaffidabi­lità: per pochi milioni non restituiti alla scadenza a una finanziari­a di Cayman (che ha in pegno una delle holding del Milan con sede alle Isole Vergini) , Li ha accettato di pagare un interesse del 24% in cambio della proroga del finanziame­nto e facendosi garantire dalla moglie. Insomma se la squadra con Rino Gattuso è riemersa e viaggia a buon ritmo, la società vive alla giornata e da mesi è alla caccia di un rifinanzia­mento che sia accettabil­e in termini di tassi e di commission­i. L’intera operazione Milan-li, oggi che i nodi del passato vengono al pettine, appare dunque come un enorme azzardo (se non messinscen­a) finanziari­o con scarsissim­i contenuti e visione imprendito­riali.

E il commissari­amento della Jie Ande conferma quanto fosse «drogato» quel patrimonio dichiarato dal cinese, comprensiv­o di miniere e altre proprietà difficilme­nte individuab­ili o quantifica­bili o attribuibi­li. L’avvocato dello studio di Pechino nominato dai giudici potrà ora certificar­e se davvero quel piccolo tesoro detenuto dalla cassaforte Jie Ande, cioè la partecipaz­ione dell’11,4% nella quotata Zhuhai Zhongfu, fosse davvero di mister Li come da lui dichiarato. O non, invece, di un certo Jinzhong Liu, come dichiarato nei bilanci.

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(Lapresse) Inquietudi­ne L’imprendito­re cinese Yonghong Li, 48 anni, proprietar­io e presidente del Milan dall’aprile del 2017
 ??  ?? milioni di euro il debito di Yonghong Li nei confronti del fondo Elliott, che gli fa pagare tassi fino all’11%, indice di un soggetto ad alto rischio mesi di tempo ha Yonghong Li per restituire i 303 milioni al fondo Elliott: la scadenza è a ottobre....
milioni di euro il debito di Yonghong Li nei confronti del fondo Elliott, che gli fa pagare tassi fino all’11%, indice di un soggetto ad alto rischio mesi di tempo ha Yonghong Li per restituire i 303 milioni al fondo Elliott: la scadenza è a ottobre....

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