La scorrettezza (voluta) di Pio e Amedeo rischia la ripetizione
C ontinua il viaggio a scrocco di Pio e Amedeo: «La puntata è girata a Ibiza, in Spagna, cosa questa che se da un lato ci ha permesso di intrufolarci a un ricevimento in cui a suonare è stato chiamato Bob Sinclair, dall’altro ci ha permesso di denunciare come l’italia sia anni luce indietro sul fronte dei diritti gay. Ci siamo accollati il ruolo di educatori, quest’anno». Così parlarono Pio D’antini e Amedeo Grieco, foggiani, il cui inno personale s’intitola «Fuggi da Foggia».
Vengono dalla grande scuola di Telenorba, si sono affermati con «Le Iene» dove interpretavano il gustoso teatrino de «I due meridionali» e ora continuano con la terza stagione di «Emigratis» (Italia 1, lunedì, ore 21.25). Cosa ci fanno a Ibiza, paradiso delle vacanze? La loro mission è addentrarsi nel mondo queer per porsi la fatidica domanda: gay si nasce o si diventa? Ovviamente, Pio e Amedeo una domanda simile possono porsela solo in nome della loro sbandierata scorrettezza, in virtù della loro ostentata cafonaggine, sempre sopra le righe, sempre alla ricerca di pasti e alberghi gratis. Vestono come peggio non potrebbero, urlano, rubano il deodorante al supermarket, desiderano essere l’espressione del populismo più becero. I due «mononeuronici» incontrano Stefano De Martino, Luca Tomassini, il dj Joseph Capriati e altri ancora. Più si comportano da villani, più la voce fuori campo della loro coscienza (cui presta la voce Francesco Pannofino) li carica di insulti e improperi. E la comicità nasce proprio da questo contrasto, come se ci trovassimo di fronte a una slapstick comedy verbale: Pio e Amedeo si comportano volutamente in modo esagerato (e c’è chi li ha presi sul serio tacciandoli di banalità) e la Voce li disarciona continuamente, li fa cadere a terra.
Il vero problema è che un programma così regge un’oretta, non tre ore. Dopo un po’, diventa ripetizione, etnografia del vuoto.