Alla festa dei David trionfano i Manetti
Ai Davi d «Ammore e malavita» conquista 5 statuette Riconoscimenti a «Nico». Standing ovation per Spielberg
ROMA Per una volta, gli outsider del cinema sono i favoriti. E vincono, i Manetti Bros con Ammore e Malavita: migliore film, più altre quattro statuette (le candidature erano 15). Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli è la sorpresa della serata: 4 David. A 2 si ferma Napoli velata di Ozpetek (era in lizza per 11). Migliore regia per i rom di Jonas Carpignano in A Ciambra, che fu candidato agli Oscar per l’italia.
I David di Donatello, considerati gli Oscar italiani, sono tornati alla Rai con la cerimoniosa professionalità di Carlo Conti (dopo due edizioni adrenaliniche su Sky).
La giornata si apre al Quirinale, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ringrazia per la lettera ricevuta da parte di «Dissenso Comune», il documento di 124 donne del cinema che contiene l’auspicio per iniziative su pari condizioni e opportunità di guadagno tra i generi, oltre a un codice etico nel mondo dello spettacolo. Mentre osserva la spilletta delle firmatarie (i Manetti Bros sono i primi a indossarla) Mattarella abbandona la prudenza e spende parole nette sull’«inaccettabile pretesa di considerare le donne in condizione di inferiorità. Questa distorta concezione, presente in tanti ambiti della società, è insopportabile per persone libere che concepiscono la parità come premessa irrinunciabile di ogni comunità umana».
In linea il monologo d’apertura di Paola Cortellesi: «Certi termini, se declinati al femminile, cambiano radicalmente, in un lieve ammiccamento verso la prostituzione. Cortigiana, massaggiatrice, passeggiatrice, zoccola…». Però la parola «protagonista», che al cinema significa qualcosa, è donna. Commossa Claudia Gerini, che come migliore attrice non protagonista dei Manetti Bros si prende una piccola rivincita (al Quirinale le danno una sedia quasi fuori il salone degli arazzi). Migliore attrice protagonista Jasmine Trinca per Fortunata di Sergio Castellitto (vinse già in una sezione di Cannes), rivendica «una femminilità non stereotipata, che mia madre mi ha trasmesso». David speciale a Stefania Sandrelli, sedotta e mai abbandonata dal cinema, cita suo «fratellone amatissimo», Sergio, pianista che la introdusse in questa lunga avventura. Migliore attore Renato Carpentieri per La tenerezza di Amelio.
Arriva il potere dell’immaginazione. Il fabbricatore di sogni Steven Spielberg, David alla carriera, prima della diretta tv (nel backstage è andato a trovarlo Roberto Benigni per una visita lampo), si racconta molto. «Io sono goffo e timido, come tanti protagonisti dei miei film, che alla fine trovano coraggio. Mi identifico in loro. Sono un antesignano dei nerd, all’epoca non ero popolare, oggi tutti vogliono entrare nel mio club. A scuola giravo pellicole in 8 millimetri e mi dicevano dietro, ma chi è questo strano ragazzino? Oggi forse sono miei spettatori». Ama l’italia, «sono cresciuto con De Sica e Fellini, andai sul set di Zabriskie Point di Antonioni, nel deserto della California. Appena troverò il volto giusto di un bambino di 6 anni girerò a Roma il film su Edgardo Mortara, il piccolo ebreo che nel 1858 fu allontanato da una famiglia di Bologna per essere cresciuto da cattolico. Minnelli, Capra, Coppola, De Palma, Scorsese, Tarantino: il vostro sangue è entrato nel cinema americano». Torna per i David e per Ready Player One (dal 28 in 500 copie per la Warner): «Fellini mi disse: è sempre importante intrattenere il pubblico, ma è ancora più importante intrattenere te stresso. Mi stava dicendo che per conquistare il pubblico, bisogna prima di tutto essere il pubblico. Quel suo consiglio non l’ho mai dimenticato. Nel mio ufficio da 45 anni ho la foto scattata con Fellini quel giorno».
Fellini mi disse che la cosa più importante è intrattenere te stesso Quel consiglio non l’ho mai dimenticato Spielberg